
Sotto il tappeto
Serie: Cronache psicoattive
- Episodio 1: Sotto il tappeto
- Episodio 2: Il periodo delle arance
STAGIONE 1
Ci sono alcuni luoghi che non si dimenticano mai. Il pub sotterraneo della mia città, per esempio. Un posto che ti resta attaccato alla pelle, come la polvere col sudore. Alle quattro del mattino è l’unico posto in cui si possa reperire dell’alcol. Come “birra” serve soltanto Corona sovraprezzata. Il vino rosso non c’è e quello bianco è simile al vinaccio da cucina, rivenduto a quaranta franchi la bottiglia. Infine ci sono i liquori, destinati a cocktail di pessima qualità.
Sulla scalinata vagamente illuminata ci sono i fumatori, non che dentro al locale non ce ne siano, ma qualcuno sembra apprezzare il vento metropolitano della notte. In fondo c’è l’abisso: la porta, fra di essa ed il pub uno spazio angusto diviso da una tenda lurida, anticipa lo squallore. L’ultima occasione di sentirsi se stessi prima di dissociarsi completamente. Poi le tende si aprono ed il triste spettacolo comincia.
Tutti ti scrutano con sguardi spenti come quelli di animali tenuti in cattività ma nell’ombra c’è il re di tutte le bestie, con un ghigno selvaggio e le tasche piene dei sogni delle sue prede, scambiati per una birra, una puttana o una riga. Più tempo passa e più le pareti sembrano avvicinarsi rendendo la stanza sempre più piccola e le persone più vicine. Prendere da bere in un posto simile è impegnativo. Bisogna essere disperati e noi, quella sera, lo eravamo.
Non basta cercare di fare in fretta a prendere da bere e uscire il più velocemente possibile per evitare di perdere una parte di sé in quell’inferno. Anche una volta riemersi dal sottosuolo, quell’aria rarefatta ti aleggia intorno come nebbia. Non resta che camminare e sorseggiare Corona, sperando che la bruma si disperda.
Dopo mezza birra finalmente i nervi si distendono un po’ e gli occhi appaiono meno sgranati. La città è deserta, siamo solo il suono dei nostri passi mentre ci dirigiamo verso casa, camminando sotto i portici. Passando dietro ad una panetteria sentiamo il profumo di kipferl appena sfornati. Un aroma ricorrente dopo le notti di baldoria, che prepara dolcemente all’alba di un nuovo giorno.
“Che brutto posto quello” dico, mentre il mio amico apre il cancello di casa.
“Sì, è così triste” mi risponde Paul, senza voltarsi.
“Come la sporcizia sotto al tappeto…”
“Eh? Ma che dici?”
“Niente, lascia stare”
“Avremmo dovuto prendere più alcol.”
“Sì.”
Gli uccelli cantano già mentre fumiamo l’ultimo drum prima di provare a dormire.
Serie: Cronache psicoattive
- Episodio 1: Sotto il tappeto
- Episodio 2: Il periodo delle arance
Mi sembrava di stare lì
Che cosa bella 🙂
Meriti un gran complimento. Righe sciolte, tanta interiorità, ottima resa visiva.
Sarà anche la polvere sotto il tappeto, ma quanto ci piace. Forse la troviamo molto più vera di quanto c’è fuori.
Proprio bello.
Grazie! 🙂
Un racconto crepuscolare, veloce come la notte, le cui atmosfere bukowskiane mi hanno ricordato quei posti fascinosamente squallidi che compaiono come nail house tra i labirinti della città.
🙂
Ti presenti in maniera accattivante, adoro queste narrazioni, mi ricordano il mio vissuto. Da quello che lasci intravedere sembra che l’ambientazione sia da qualche parte in Svizzera e che si scoprirà di più nel prossimo racconto sul perché di questa “bevuta necessaria”. Ho alcune perplessità, come per esempio il locale pieno di gente alle quattro del mattino (che tu a un certo punto chiami “sera”) mentre le strade sono deserte o l’inizio – ci sono alcuni luoghi che non si dimenticano mai – che riporta a un ricordo, mentre il racconto sembra non esserlo. A mio parere ci sono delle disgiunzioni superflue, è più elegante se le usiamo solo con la stessa vocale. Lo stile mi piace, vediamo dove ci porterai.
Grazie per la tua osservazione 🙂
Ciao ❣️ devo dire che hai attirato la mia attenzione. È interessante come idea e soprattutto molto attuale, ci illudiamo di vivere in un mondo giusto e tranquillo, a volte guardiamo film dicendo “vabbè dai è finzione, nella vita vera non succedono quelle cose” invece come giustamente scrivi tu sotto al tappeto quella è propio la realtà
Grazie mille, sono felice che tu abbia colto l’allusione 🙂
Ciao L. Mi piace molto il tuo racconto e soprattutto le vibrazioni che mi trasmette. Hai descritto un luogo che fa parte di un pezzetto di vita di ognuno e legato a persone incontrate, magari casualmente. Sembra una contraddizione, ma a me tutta quella sporcizia, il fumo e l’aria metropolitana mi sanno di forte romanticismo decadente e mi ci vorrei immergere ancora come si faceva una volta con maggiore semplicità, quasi le nostre normalità. Mi piace molto l’idea che ispira la tua serie. Bravo
Grazie mille Cristiana 🙂
Benvenut*, L.. Un inizio metropolitano intrigante, ti seguirò per leggere la continuazione di questo racconto.
Grazie 🙂