Stanotte scrivi per me
La sveglia suona caina dal comodino sulla tua destra. Ti butta giù dal letto a calci, senza romanticismi, sei a suo libero uso e la cosa ti pesa. Ti alzi sfatta, la notte non la sopporti più; il letto grande, vuoto, le assenze gelide pure in piena estate. Con gli occhi ammaccati dal sonno infili le ciabatte al contrario e ti trascini verso il bagno, cerchi a tastoni la luce, procedi a memoria chiedendoti quandāĆØ che questa casa sarĆ casa tua e ci potrai camminare senza guardare. Trovi la luce, lo specchio e una faccia che non riconosci, ĆØ la tua? Ogni santa mattina la stessa domanda a cui non rispondi, non lo fai mai. Ti siedi sul cesso, stanca, come se fosse una vita che rimani impiedi; ti svuoti di urina e pensieri, i gomiti sulle cosce e le mani sul viso a coprirti gli occhi. Sbadigli, inspiri forte, il cervello inizia a fare i suoi giri e sei giĆ unāaltra, meno morta, giĆ più viva. Lāacqua ci mette il suo, lava via la notte e la stanchezza, i pensieri restano. āChe ora ho fatto ieri? Lui mi ha scritto stanotte?ā, esci dal bagno e controlli il cellulare, vuoto come sempre, e come sempre ti incazzi e ti rassegni; ādi notte non mi scrive mai, ma almeno mi pensa?ā. Il cuore riversa domande alla testa alla stessa maniera di te che riempi la tazza di latte e biscotti, da trentāanni sempre gli stessi.
Una volta finito lasci tutto in cucina, la montagna dei piatti di ieri ĆØ quasi più alta di te. Torni in camera, apri lāarmadio e resti a guardarci dentro come fosse un film, come i rebus che non hai mai saputo fare e ti sforzi ancora una volta di capirci qualcosa.
Il bip di un messaggio ti arriva dalla cucina, corri con una scarpa al piede ed un calzino ancora da mettere, accendi il display, -Luca ti ha scritto un messaggio-, sblocchi con il pollice, il testo si apre, la pagina è piena, ti si stende un sorriso lunghissimo, lasci cadere la scarpa che ancora tenevi in una mano, cominci a leggere e diventi più bella che mai.
Riprendi la scarpa caduta, la indossi, ti sembra più comoda dellāaltra. Eh giĆ , che droga strana sono le sue parole, altro se sa scrivere. Non gli rispondi, non subito almeno, lui ti ha cambiato la giornata e lo ammetti, ma il tuo orgoglio non si scioglie, āposso mica fargli credere che aspettavo un suo messaggio?ā. Te ne stai lƬ con la scarpa infilata e lo sguardo malizioso: āche stronza che sonoā. Esci di casa più sicura di te, ce lāhai in pugno, tu lo ami e lui ti ama, però lo tieni lƬ a bisticciare tra le tue spine, āpoverinoā, rendergli la vita facile pensi lo appiattisca. Ne sei convinta. Tu non lo vuoi uno come gli altri, non lo vuoi uno che una volta raggiunta la preda smette di inseguirla. Non sei come le altre e tu lo sai.
Poi arrivano i rimorsi, la coscienza ti prende a parlare: āgiochi col fuoco piccola miaā che strano, ha la voce di tuo padre questa coscienza, āfino a che punto puoi tirare la corda? Fino a che punto sei convinta possa spingersi il suo amore?ā. Ti dici āE se lo perdo pazienza!ā, ma la tua coscienza ne sa una più di te: ācerto, se lo perdi pazienza, ma se poi te ne penti? Dagli legna da ardere, dammi retta, mostragli nudi i tuoi pensieri, non ci giocare con le cose che non conosciā.
Poi puff, la voce che stranamente oggi somigliava a quella di tuo padre sparisce, il motore dellāauto ti accorgi che ĆØ spento, e sƬ, ĆØ come pensi, sei giĆ a lavoro.
Non scendi, non sei ancora pronta ad uscire dal tuo spazio mentale, vorresti ancora combatterci un poā con quello che hai dentro, però non lo fai, pensi che possa bastare. Smetti di far fare scintille ai pensieri, prendi il cellulare e smetti pure di fare la stronza, āche diamine, non riesco mai ad esserlo fino alla fineā. La chat ĆØ aperta, il cursore lampeggia, i pollici assaporano la stasi prima della frenesia meccanica e lo sguardo cerca oltre il parabrezza la frase giusta da scrivergli.
-Mi sei mancato stanotte- la tempesta non ĆØ arrivata, capisci che infondo quellāuomo non se lo merita.
Scendi, ti dirigi in ufficio più leggera di come lāhai lasciato ieri, ti senti una persona buona, sei una persona buona. Saluti i colleghi che ti guardano danzare tra le scrivanie, sei una persona felice. Qualcuna tāinvidia, tu non gli fai caso. Inspiri, espiri, ti concedi un ultimo pensiero al tuo lui, al momento in cui, stasera dopo il lavoro, tornerai a casa e lo troverai lƬ ad aspettarti, e poi riponi tutta te stessa nei documenti che hai davanti agli occhi, ti ci immergi, li studi attentamente e ne prendi quello che ti serve, i dati che nel tuo articolo non possono mancare. Sei metodica.
La voce dentro di te si risveglia, ora ĆØ uguale e spiaccicata alla tua, ti dice che per quanto tu possa impegnarti non scriverai mai come lui. Capisci che ĆØ vero, e nel momento in cui lo capisci ti assale il dubbio di esserti innamorata delle pagine che ti ha scritto e non abbastanza della persona che cāĆØ dietro. CosāĆØ questo? Amore oppure soltanto ammirazione? Ti sei lasciata abbindolare dalle parole, senza innamorarti prima della persona che te le dice. Che sciocca che sei.
Lāinsicurezza ricomincia a fare breccia, ma questa volta tu non ci stai. Pensi meglio e più intensamente, comprendi che se tra le milioni di combinazioni di parole possibili lui sceglie sempre quelle migliori vorrĆ pur dire qualcosa su che tipo di persona ĆØ. Le sue frasi devono pur nascere da qualcosa, alla bellezza ci si arriva solo e soltanto attingendo da altra bellezza.
SƬ, devāessere cosƬ.
āE poi chi se ne frega se scrive meglio di meā, non sei lāultima ma non sarai mai nemmeno la prima e la più brava, se cosƬ fosse stato magari ora non ti toccava farti il culo e annaspare tra le mille firme autorevoli del tuo giornale.
Rileggi il tuo articolo per la cinquantesima volta, lāhai fatto riposare nel cassetto giusto il tempo di un caffĆØ, lo sai che ĆØ poco ma i tempi sono quelli che sono. Lāhai riletto al contrario, lāhai spezzato, lāhai rovesciato in tutti i modi che conosci per poterlo leggere come se non fosse il tuo. Sembra andare bene. Lo stampi, ti alzi e muovi i passi verso lāufficio del direttore. La porta ĆØ socchiusa, non bussi, entri e con tutta la sicurezza che riesci a raccogliere lƬ in giro, appoggi i fogli sulla sua scrivania. Lui ti guarda, ormai non si sorprende più di questo teatrino che hai deciso di fare ogni volta nel suo ufficio. Prende i fogli, li studia con calma lasciandoti lƬ impalata, poi alza lo sguardo, tu lo sostieni, lui si prende del tempo, tu lo lasci fare.
āCredo di doverti dare un poā di spazio in più- sorride.
Tu trattieni il sorriso per non farlo troppo ampio, giri sulle scarpe e te ne torni alla tua scrivania senza dire nulla, come se lì dentro le parole fossero la cosa più cara del mondo.
Sei libera, la scadenza ĆØ rispettata, per il prossimo articolo cāĆØ tempo, ora puoi crogiolarti nelle tue fantasie mentali, nel sogno della tua vita perfetta che a farci caso somiglia tanto a questa giornata.
Il tempo passa, il sole che non vedi compie il suo giro, a te tocca fare a ritroso il tuo, però non ti pesa, anzi ci fremi a pensarci.
Sei in auto, in radio passano i Queen, Too much love will kill you canta Freddy e tu non ci credi, lāamore non ti uccide, non ora, non oggi.
A casa trovi lui cosƬ come te lāeri immaginato e ti stupisci di come a volte la realtĆ possa essere proprio uguale ai sogni. Lui ĆØ lƬ e tu imbambolata ancora sullāuscio che pensi che la sua penna scriverĆ ancora per te, che forse forse dovresti dirglielo che dovrebbe farlo per mestiere, che quello che scrive a te dovrebbe condividerlo col mondo intero. Sei egoista però, hai paura che poi non avrĆ più parole da regalarti. Che sciocca che sei, non sarai mai la donna fredda e distaccata che vuoi far credere di essere.
Lasci la borsa allāingresso, lo raggiungi, gli metti le braccia intorno ai fianchi, lui chiude gli occhi perchĆ© si aspetta un bacio che non arriva, tu superi la bocca e ti fermi appena sotto il suo orecchio destro, sei tu a chiudere gli occhi, a misurare il fiato per dirgli con un filo di voce: Ā«stanotte scrivi per me.Ā»
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Buongiorno Lovigius, e ben arrivat*. Un racconto che ho letto con vero piacere, facendomi prendere dal ritmo intimista e talvolta incalzante e lasciandomi sorprendere dal finale che mi è piaciuto molto. Parli alla pancia, e la mia ti ha ascoltat*. Continua, ti seguirò con piacere !
Eccomi qui, nel senso che sono tra quelli che Cristiana definisce “chi ha sentito il testo meno ‘suo'” š
Il tuo modo di scrivere ĆØ abbastanza coinvolgente, con alcuni passaggi particolarmente ben riusciti, e la scelta stilistica della seconda persona mi sembra, in questo caso, particolarmente azzeccata. Il racconto mi ĆØ piaciuto molto fino a “diventi più bella che mai”, poi – ĆØ esclusivamente un mio parere – perde un po’ d’intensitĆ . Rilevo delle imperfezioni nella forma (ahinoi, conta anche quella) e ci sono un paio di sviste. Direi che come esordio non c’ĆØ male.
Grazie mille per il commento…
Mi rendo conto che ciò che sto per dire ĆØ molto personale ed esula da qualsiasi tentativo di esprimere un parere oggettivo sul testo. Il tuo racconto mi ha presa nella pancia fin dal titolo, che ho amato subito e ancora di più quando ne ho capito il significato giungendo alla fine della lettura. Ho provato emozioni che si provano anche nella vita e che io stessa infilo nei miei testi sempre nella speranza che vengano trasmesse e recepite. Per questo posso dire che per me sei stata una bellissima rivelazione e che il tuo dolce racconto mi accompagnerĆ per il fine settimana e oltre. Ripeto, non mi soffermo su valutazioni stilistiche per quanto tu scriva veramente bene. Questo aspetto lo lascio a chi magari avrĆ sentito il testo meno “suo” da poter esprimere un parere tecnico. Io mi ci sono immersa troppo e pertanto mi fermo a questo. Grazie
Mi fa piacere ti abbia colpito così tanto, e grazie per il complimento sul modo di scrivere, è bello sentirselo dire, nonostante la consapevolezza del fatto che non sia abbastanza.
Un monologo interessante
Grazie mille.