
Tuoni, fulmini e saette
Serie: Mediamente in pericolo!
- Episodio 1: La strada verso il Nivolet
- Episodio 2: Il Gigante Silenzio
- Episodio 3: Solo arrivare a domani
- Episodio 4: Più la notte ĆØ buia, più l’alba ĆØ vicina
- Episodio 5: Ceresole Reale
- Episodio 6: Sospesi nel vuoto
- Episodio 7: Verso la tempesta
- Episodio 8: Tuoni, fulmini e saette
- Episodio 9: La “frascata”
- Episodio 10: C’ĆØ qualcuno lĆ fuori?
STAGIONE 1
(Immagine di copertina di Fabio Elia)
Ed eccoci, dunque, sotto un cielo che sembrava volerci cadere addosso. Che sembrava urlarci, soverchiante, la nostra piccolezza, crepitare sopra di noi, pietrificandoci nellāimpossibilitĆ di poter fare qualsiasi cosa per metterci in salvo. Eravamo totalmente inermi nelle mani della possente natura, nelle forze cieche del creato. Ne sentivo tutta la foga; saggiavo, terrorizzato, quella furia senza pensiero, senza scopo e senza padrone. Non ci puoi ragionare, con la natura. Non cāerano strategie da adottare. Mettersi a correre fuori dalla tenda voleva dire diventare un corpo posto in verticale su un pianoro senza rilievi e ripari, pertanto un potenziale attiratore di fulmini, ma anche lƬ dove ci trovavamo, dentro a delle tende da campeggio, non eravamo al sicuro. Potevamo solo avere paura e sperare di non essere colpiti; sperare che quella furia colpisse altrove e si placasse il prima possibile.
Il vento, ogni tanto, dava degli scossoni alla tenda. Lāatmosfera era talmente elettrica che i due strati della tenda, sfregando tra loro, creavano dei pallini luminosi, delle specie di scintille elettriche. Il silenzio era anche peggio del tuono stesso poichĆØ ne creava lāattesa ed ĆØ risaputo che il fulmine precede il boato. Manu ed Ele piangevano, di fianco ai rispettivi compagni. Favie rimaneva impassibile, dicendo che, tanto, se ti deve colpire ti colpisce, mentre Veo, riuscendo a spiazzare tutti anche in situazioni come queste, ha acceso la radio. Ovviamente tutti gli abbiamo urlato che cosƬ attirava i fulmini e, poco dopo, lāha spenta.
Dāaltronde, non mi stupisce ciò. Una volta eravamo a casa mia a guardare un film, io e Veo. Nella mia vecchia casa cāera una grande vetrata che permetteva la visuale di una buona porzione di cielo. Mentre ce ne stavamo lƬ, tranquilli, Veo ha visto una roba luminosa attraversare il cielo ed ha urlato. Siamo corsi davanti alla vetrata e abbiamo seguito, con lo sguardo, quel bolide fosforescente finchĆØ non ĆØ sparito allāorizzonte, verso la Val di Susa. Siamo rimasti un attimo in silenzio, quasi aspettandoci lāimpatto, stile āThe day after tomorrowā, poi lui ha esclamato estasiato:
-La fine del mondo! Siamo insieme!-
Eā stato quasi commovente, nel suo essere grottesco.
Ma tornando al temporale sul monte Mucrone, io sentivo tutta lāinermitĆ di fronte alla potenza degli elementi. Lāunica cosa che mi restava da fare era appiattirmi più che potevo contro il suolo, cercando di produrre meno rilievo possibile e, dentro la mia testa, pregare: āNam myoho renge kyo nam myoho renge kyo nam myoho renge kyoā¦ā, se non che, Scilli sentiva il bisogno di esprimere la sua inquietudine:
-Stavolta stiamo rischiando davvero grosso.-
-Lo so, hai ragione.- Non mi sentivo di dire altro.
āNam myoho renge kyo nam myoho renge kyo nam myoho renge kyoā¦ā, tentavo di raggiungere, tramite la preghiera, uno stato di relativa calma.
-CāĆØ poco da stare tranquilli, qua.- Ribadiva, Scilli.
-Eh, lo soā¦ĆØ vero.-Replicavo, cercando di non perdere quel poco di concentrazione raggiunta nel pregare mentalmente.
āNam myoho renge kyo nam myoho renge kyo nam myoho renge kyoā¦ā
-Eā pericoloso, comunque.-
āFanculo, Scilli.ā
Alla fine, nonostante sia stato difficile, in quei momenti, mantenere una cognizione adeguata del tempo, credo che nellāarco di quaranta minuti circa, il temporale sia diminuito di intensitĆ fino a cessare. Eravamo vivi! Cazzo! Non si può capire, dopo unāesperienza del genere, cosa significhi. Poi, si torna ovviamente a dimenticare, man mano, la preziositĆ dellāessere vivi e ad apprezzarla meno, ma in quel momento in cui ti rendi conto che il pericolo ĆØ cessato e che lāhai scampata, wow, ĆØ una botta di vita!
Nonostante ciò, non sarei rimasto sereno a lungo. Intanto, sentivo di essere in una posizione innaturale e di avere il peso di Scilli contro di me e inoltre dovevo fare pipì. Appena era cominciato a piovere, il buon Blaco era uscito a prendere la roba lasciata fuori e a metterla dentro la tenda, comprese le scarpe. Tranne le mie, a quanto pare. Nel momento in cui le ho cercate per uscire a urinare, non le trovavo.
-Blaco, ma le hai prese le mie scarpe?- Saranno state le cinque del mattino.
-Certo che le ho prese.-
-E dove sono?-
Io odio tremendamente avere le scarpe bagnate, con il freddo, mentre ho sonno. Insomma, se mi avesse inferto una coltellata avrei sofferto meno, forse. Ma quello che mi fa davvero incazzare ĆØ quando Blaco gira intorno ad una questione senza dirti come stanno le cose. Insomma, sembravamo Aldo, Giovanni e Giacomo, io, lui e Scilli, a discutere dentro ad una tenda, alle cinque del mattino, sulla cima di un monte. Gli altri, dalle altre tende, sicuramente ascoltavano tutto, ma preferivano fingersi morti che partecipare a quella querelle. Probabilmente speravano smettessimo in fretta e che si potesse riuscire a dormicchiare ancora un poā, prima dellāalba. Infuriato, sono uscito dalla tenda, usando temporaneamente le scarpe di Blaco e sono andato a pisciare. La quiete del lago mi stava un poā rasserenando lāanimo quando, finito di urinare, mi sono voltato e ho visto la tendaā¦la nostra tenda era rovesciata su di un lato e noi non ce nāeravamo accorti. Complici il vento e la pendenza del prato, ci eravamo cappottati. Lāho detto ai ragazzi e siamo usciti a raddrizzarla alla bellāe meglio, tornando poi a dormire un poā.

Al mattino, eravamo di buon umore, anche se io borbottavo ancora per le mie scarpe (da calcetto) bagnate. Non le avrei più utilizzate, per le escursioni future. Non vanno bene. Io credevo che i tacchetti facessero presa sul terreno, ed in parte ĆØ vero, ma il problema ĆØ che sulla roccia sono scivolosissime e, in montagna, capita spesso di camminare sulla roccia. Comunque, lāumiditĆ nelle scarpe si ĆØ rivelata essere un falso problema perchĆØ, dopo pochi minuti di camminata, si comincia a sudare abbondantemente ed il piede non sente più nĆØ il freddo nĆØ lāumido, che si va a fondere con il sudore. Poco più tardi, siamo arrivati al rifugio e abbiamo fatto colazione. Ci siamo messi a scherzare sul pericolo corso e a rimproverare Veo per aver acceso la radio durante il temporale, chiedendogli perchĆØ mai lo avesse fatto.
-Eh, ho avuto paura!-
Cavoli. Non ĆØ che mi avesse stupito che lui, avendo paura durante un temporale, pensasse di farsi coraggio accendendo una radio, bensƬ mi ha schockato sentirlo ammettere di aver avuto paura. Veo non ĆØ uno che ti svela una debolezza cosƬ, a cuor leggero. Solitamente accampa scuse, ti dice unāinsensatezza, svia il discorso. Invece, stavolta, lo aveva fatto e mi pare di aver colto anche il suo sollievo nellāaverlo detto, come se si fosse liberato di un fardello. āDovrebbe farlo più spessoā, ho pensato.
Blaco cercava di rimorchiare la barista, alla sua maniera:
-Ne viene gente qui?-
-Eh, non molta. Infatti, ĆØ lunga star qua senza vedere nessuno.-
-Ah, quindi non viene nessuno?-
Etc.
Nel frattempo, Veo, Manu e Scilli optavano per pagare lāovovia e scendere con quella, risparmiandosi la camminata del ritorno. Io, Favie, Ele e Blaco invece saremmo ridiscesi a piedi, ricongiungendoci con gli altri giù al santuario di Oropa. Per ciò che mi riguardava, il gusto di queste escursioni stava proprio nelle camminate e nei panorami osservati durante le stesse. Prendendo lāovovia me ne sarei privato.
La barista ci spiegava che una strada più breve cāera, ma che era stata chiusa per frana ed era vietato passarci. Cosa sarebbe successo ai trasgressori? Se si fossero feriti, nessuno si sarebbe recato lƬ per soccorrerli. Ciò veniva chiarito con un cartello allāingresso di tale strada. Stranamente siamo stati saggi e abbiamo preso la strada consentita.
-Ah, quindi ĆØ vietata, eh?- Le chiedeva ancora Blaco, a discorso ormai chiuso, annuendo sognante, rapito dalla scollatura della donna.
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