Una bambola dagli occhi di cristallo

Serie: La bambina che non sapeva amare


Chicchi di grandine scoppiettano, simili a proiettili sull’automobile di Emanuele Anselmi. Il pianto del cielo è la furia del mondo, o forse solo quella di un uomo. 
La tangenziale che sta percorrendo è deserta, vuota in maniera talmente definita che perfino lui si sente sbagliato. No, aspetta: perché mai dovrebbe sentirsi sbagliato? 
L’arrivo della creatura, (più il tempo passa, meno riesce a pensare a lei come una bambina, figuriamoci una figlia) ha scombussolato la sua vita in un modo che mai avrebbe potuto prevedere. L’Errore, in quegli eventi surreali, ha un nome e questo nome è Carolina: è lei l’elemento sbagliato. 
La grandine se ne frega altamente dei pensieri di un uomo comune, siano essi positivi o neri come la torba. Con tutta la selvaggia frenesia che la contraddistingue, assalta il parabrezza di quell’auto solitaria, aprendo in esso una vistosa crepa.

«Porca put!»

Emanuele non ha mai imprecato in tutta la sua vita, o perlomeno non ricorda di averlo fatto. Ricordi, ecco il punto saliente: gli sembra che una coperta nera lo stia avvolgendo rubandogli il passato.

«Se pensi che quella creatura sia un dono del Signore ti sbagli di grosso, moglie» borbotta tra sé e sé. La verità sta venendo a galla ed è la sua verità. Ci sono questioni che solo chi è vicino all’Altissimo è in grado di affrontare. Deve liberarsi di Carolina, di quel piccolo demonio che nell’aspetto pare un agnello.

«Ma io posso vedere oltre la tua maschera e costringerò Elisabetta a fare altrettanto. » Se qualcuno lo avesse visto parlare da solo lo avrebbe preso per pazzo; ma chi può udirlo, racchiuso com’è nell’angusto abitacolo di un’anonima automobile in balia della tempesta? Chi può sentire le sue parole se non c’è nessuno ad ascoltarle?

***

La porta d’ingresso di casa Zeloni si spalanca come se un vento catabatico l’avesse assaltata. Tale vento ha le sembianze di Emanuele; con passo deciso si muove verso il soggiorno dove, ne è praticamente certo, troverà la moglie e quell’altra creatura.

Elisabetta sta sussurrando qualche parola alla piccola, parole dolci probabilmente, ma parole inutili. Carolina ascolta e forse non ascolta, ogni tanto annuisce, ma la sua attenzione è altrove.

«Mi sai dire quando ci siamo sposati?»

Elisabetta lo osserva con un’espressione contrariata. «Che ti succede, caro? Prima sbatti la porta come un forsennato e ora te ne esci con questa domanda.»

Le vene del collo dell’uomo sembrano ingrossarsi. «Come se fosse chissà che domanda! Dai forza, rispondi.»

La donna accarezza il capo della figlia, si alza dal divano e si avvicina al marito. «Prima vedi di calmarti un po’.»

Il volto di Emanuele esplode come un vulcano: pare lui stesso uno dei demoni che tanto teme.

«La tempesta ha quasi distrutto la macchina! Mi sembrava di essere all’Inferno e tu mi vieni a dire di calmarmi?!»

Elisabetta dà un’occhiata veloce dalla finestra. «Tempesta?! Ma se c’è un sole meraviglioso!»

La mente dell’uomo rifiuta quella realtà, ma ingannare gli occhi non è altrettanto facile: i vestiti che indossa sono perfettamente asciutti.

«È quel che è. Tu vedi di rispondere alla mia domanda.»

Lei pare titubante e lui quasi sorride. «Non lo sai, vero?»

«Dimmelo tu, se credi sia così importante!»

Emanuele Anselmi, guidato da chissà quale istinto, cinge la vita della moglie e la attira a sé per baciarla: non c’è incontro di labbra, lei si discosta all’ultimo momento, si sottrae a quell’atto dovuto, a quella condivisione d’amore.

«Lo farei!» ribatte Emanuele, soffocando lacrime rabbiose. «Lo farei più che volentieri se solo lo sapessi.»

Elisabetta si divincola dall’amorevole presa del marito. «Ci verrà in mente.»

Un vulcano in eruzione, un terremoto ed uno tsunami. Mettete assieme questi fenomeni e avrete un’idea della furia di Emanuele.

«Non è un giorno qualsiasi!» Un demone. Il volto rosso e quasi fumante non può appartenere che a un demone. «Stiamo parlando del giorno in cui ci siamo promessi amore eterno davanti a Dio. Davanti a Dio, lo capisci?»

L’uomo che pare demone, afferra la donna con grosse mani che non hanno più nulla della dolcezza di un attimo prima. La scuote con vigore, sputandole in faccia parole simili a tempesta, una tempesta che non c’è.

«Questa creatura ci sta rovinando!» sbraita, indicando un’impassibile Carolina. «Devi aprire gli occhi, Elisabetta. Quel che è successo in chiesa non è stato sufficiente?»

La moglie non risponde, forse perché è suo dovere sottostare al marito; il debole si sottomette al forte, così è sempre stato e così sempre sarà.

Un pugno, forse nemmeno troppo inaspettato, raggiunge la guancia sinistra di Elisabetta Zeloni. Il dolore esplode ed è un dolore giusto, un male meritato.

Emanuele, avvolto da una negatività che considera demoniaca, distoglie l’attenzione dalla moglie per avventarsi sulla causa di tutto.

«Fermati!» Una voce rotta dal pianto lo raggiunge, incrinando la sicurezza della sua furia. «Lei è un dono di Dio.»

Carolina osserva la scena: bambola di porcellana, gli occhi simili a freddi cristalli.

«Tu non m’inganni, demone!» Ma chi è il vero demone? L’uomo che ha appena parlato o la piccola? «Guarda la donna che chiami madre; hai visto cosa mi hai costretto a fare?»

La madre si avvicina alla figlia. «Perdonaci, Carolina! Perdona tua madre per lo schiaffo e perdona tuo padre per…per…questo.»

C’è un abbraccio, ma non è un abbraccio materno, perché è il gelo a regnare.

«Lei è un dono di Satana.» La voce di Emanuele è quasi pacata nel pronunciare quella verità: la furia pare svanita come la tempesta di poco prima o forse, come quest’ultima, non c’è mai stata.

«Chi sei tu?» chiede alla figlia che tale non è. «Chi sei tu che non conosci amore?»

La bambola ha voce; si alza dal divano lasciando la madre, che forse tale non è, a sfiorarsi la guancia dolorante. «Amore. Un tempo conoscevo il significato di questa parola e vorrei tanto ricordarlo. Potete aiutarmi a farlo?»

Negli occhi di cristallo c’è forse un intero universo o forse il nulla.

Serie: La bambina che non sapeva amare


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Molto interessante questo sviluppo. Bella il passaggio della violenza familiare, un padre che chiede di capire l’amore comportandosi da orco e una madre bigotta che lo giustifica. Male, amore, ipocrisia.. chi è il vero mostro?

  2. “Un pugno, forse nemmeno troppo inaspettato, raggiunge la guancia sinistra di Elisabetta Zeloni. Il dolore esplode ed è un dolore giusto, un male meritato.”
    Questo passaggio mi è piaciuto

  3. E adesso… chi rappresenta il vero male? Chi è Carolina? E soprattutto, perché questi coniugi continuano a non convincermi? Una serie davvero alla Dario Pezzotti, non c’è che dire! Proseguo! 😉

  4. Dario, inutile dirti che è inevitabile per il lettore continuare questa serie, perché riesci a vivificare ogni sensazione dei tuoi personaggi, e poi… e poi questo alone di mistero che aleggia, che mi riempie di domande, che non riesco a decifrare… Non mi resta altro da fare che continuare, piacevolmente, questo viaggio sempre più oscuro…

  5. Mi chiedo proprio dove andrai a parare… Se l’obiettivo di ogni episodio è quello di attirare l’attenzione per continuare la lettura, tu non hai problemi a raggiungerlo!

  6. Mi sta prendendo sempre di più, pare che la piccola Carolina stia gettando caos a non finire sui “genitori”.