Visione di Perla

Serie: La molecola dello spirito


L’umanità scopre una molecola in grado di far visitare l’Aldila, gli esseri umani rifiutano di essere ospiti del mondo ultraterreno e vogliono conquistarlo per trasferirvisi ed essere più potenti e non limitati dai loro corpi scacciando gli spiriti indigeni

    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Visione di Perla

«Noi abbiamo bevuto il Soma e siamo divenuti immortali. Noi abbiamo raggiunto la luce, abbiamo incontrato gli Dei. Che cosa può fare a noi la malvagità dell’uomo mortale o la sua malevolenza, o Immortale?»

Ṛgveda, VIII-48,3

In una notte serena da un mondo diverso dal nostro, da colline erbose diverse dalle nostre partono le anime dei morti nelle lanterne di carta. A migliaia incessantemente ascendono e fluttuano nello spazio vuoto e calmo che riempie la distanza tra quella terra e la loro destinazione. Seguono placide il loro naturale percorso e si ricongiungono al calore della brillante fiamma primordiale che li originò. Nulla rimane del loro fragile involucro.

Acharya, insegnante religioso e bramino della tribù adivasi non sopporta più la visione e apre gli occhi mentre è solo sulla sommità di montagne che neanche i più arditi pastori osano raggiungere e contempla le nuvole rade colorarsi di chiare sfumature rosa mentre il cielo violaceo incornicia il sole pallido che inizia ad albeggiare sulle montagne del Banas. Le conoscenze acquisite da testi sacri vedici composti secoli prima della sua nascita guidano l’anziano sciamano nella ricerca del raro fiore dell’alba.

Acharya scorge la pianta cercata fiorire da una roccia che si affaccia su un crepaccio, potrebbe spezzare la pianta piegandola e raccogliere i fiori in sicurezza ma preferisce preservarla: si sostiene su una gamba sola e si allunga sullo strapiombo a cogliere un fiore maturo che sboccia sospeso nel vuoto. Vacilla e rischia di cadere ma riesce a mantenere l’equilibrio e a riportare entrambe le gambe sulla roccia. Ammira il fiore prezioso nella sua mano rugosa notando come il contrasto con questa lo renda ancora più bello poi estrae e conserva con cura la potente sostanza resinosa secreta dai pistilli di questo fiore solo nel momento di passaggio tra la notte e il giorno. La sua missione è stata compiuta di nuovo, come lo è stata altre innumerevoli volte in passato ma mai in gioventù la scalata è stata così ardua, ormai la sua inflessibile disciplina non basta più a contenere l’inevitabile decadimento del corpo. Lo sciamano guarda l’ultimo bordo del disco solare comparire sopra l’orizzonte e si chiede quante altre albe gli saranno concesse mentre si prepara a tornare al villaggio sulle gambe stanche. Nel caldo umido del pomeriggio indiano l’anziano torna al villaggio, ora tutto è pronto per la preparazione del soma, la bevanda che permette di incontrare gli dei.

Questa è una sera speciale per il villaggio: Pragya e Aham si uniranno in matrimonio e verrà tenuta la rituale cerimonia in loro onore

Un uomo tende l’arco come se fosse un prolungamento del suo corpo prende la mira e scocca la freccia, diventa lui stesso la freccia scoccata e fende l’aria velocemente mentre la sua volontà lo guida preciso al bersaglio.

Aham, giovane ed abile cacciatore della tribù adivasi apre gli occhi, proprio come nella sua visione il dardo trafigge il cuore dell’antilope e l’animale stramazza al suolo. L’uomo pone rapidamente fine alle sue sofferenze e brucia erbe odorose per ringraziare gli spiriti di questo generoso dono. Mentre il suo cane fa da guardia lui si bagna nel vicino lago, nuota nelle sue fresche acque e si immerge nel suo punto più profondo sino al fondale fangoso in cui ancora si fossilizzano i resti di animali morti milioni di anni prima, lì si districa dai fitti intrecci delle alghe lacustri che compongono quella giungla subacquea nelle cui oscurità è detto si celino orrendi serpenti.

I suoi occhi allenati lo guidano fino al centro del lago in un punto in cui non crescono piante e dove la luce che filtra dalle lunghe colonne vegetali circostanti illumina il guscio iridescente di un grosso mollusco. Quando si innamorò di Pragya Aham pose il pendente della sua collana d’osso nella sua conchiglia e lentamente e laboriosamente quella creatura l’aveva ricoperto di una finissima madreperla viola per proteggersi dal corpo estraneo. L’innamorato prende delicatamente il dono per la sua amata senza ferire la splendida creatura e riemerge dalla fitta vegetazione lacustre che fa da controparte a quella terrestre che la circonda. Con l’antilope in spalla Aham ritorna verso il villaggio.

Pragya vede nella sclera degli occhi di Aham un caleidoscopio di colori che si rincorrono, nell’iride scorge un fluido verde acceso fluire vorticosamente intorno alla pupilla brillante e sotto ai suoi occhi ve n’è un altro paio: sono gli stessi di Pragya che guardano lei mentre lei guarda lui attraverso loro. In questo secondo paio di occhi può percepire tutto l’amore che prova per il suo uomo e può vedere le quattro pupille brillare della stessa luce.

Pragya, guaritrice Ayurveda si distoglie dalla visione e continua a preparsi per la cerimonia: una semplice gonna arancione la veste dai larghi fianchi alle caviglie ornate da catenelle, dalla vita in su la sua pelle ambrata e profumata è coperta solo dai bracciali che indossa ai polsi e dai suoi lunghi e folti capelli neri che impreziosiscono il suo volto gentile e solare. In quella giornata ha scelto il sito che ospiterà la sua futura famiglia e vi ha costruito sopra una capanna ampia e rivestita in cuoio, immaginando notti d’inverno in cui quella spessa pelle di capra protegge dai rigori del freddo e rende più confortevole riposare tra le braccia del suo amato.

Il sole tramonta rosso e grande, cala la sera e nel villaggio ed inizia la cerimonia per Pragya e Aham: i giovani danzano in coppie mentre le anziane tostano cardamomo, pepe, cumino e coriandolo per speziare l’antilope cacciata da Aham che lentamente cuoce alla brace. Dopo ore di balli e musica festosa tutti si rifocillano con un abbondante banchetto e arriva il momento più solenne della cerimonia: Acharya consegna la tazza di soma alla coppia e li accompagna alla loro capanna, quando ne usciranno al sorgere del sole saranno uniti per sempre

Aham e Pragya entrano nella capanna decorata da ghirlande di mango e cannella e si spogliano, ora sono vestiti solo dalle loro collane di fiori. Bevono dalla stesso recipiente il dolce soma un sorso alla volta e quando l’hanno finito si avvolgono in piedi nella pelle dell’antilope che adesso bruca i prati celesti. Aham dona la perla a Pragya, lei ne apprezza in silenzio la sua forma irregolare e il suo bel colore viola screziato di arancio e la mette al collo, poi dice “come l’ostrica che filtra le acque del lago profondo, della vita scarterò tutto il resto e farò dei miei momenti con te la mia perla preziosa”. Gli effetti del soma diventano troppo intensi perché Aham possa rispondere, i due amanti nudi persi in un sogno indaco si abbracciano stretti mentre nella pelle del ruminante ripercorrono la vita intrauterina e si preparano a rinascere insieme. Sul piano terreste paiono svenuti l’uno sull’altra ma sul piano astrale le loro anime si stanno fondendo insieme in danze dai movimenti circolari, quando torneranno nei loro corpi non saranno più le stesse.

Acharya ha un cattivo presagio, esce dalla sua capanna e scruta l’oscurità che si estende oltre la luce delle torce del villaggio. Una freccia si conficca precisa e letale nel petto dell’anziano che muore prima ancora di cadere a terra. Agnana, capotribù degli adharma sta attaccando il villaggio, decine di suoi guerrieri corrono dagli alberi e si avventano sui pacifici abitanti del villaggio. Chi non muore nel sonno oppone una debole resistenza e presto il villaggio è dato alle fiamme.

I segni della vita che per generazioni è trascorsa serenamente vengono cancellati per sempre mentre cupe vampe illuminano lo scuro cielo notturno di una luce spettrale. Gli alluvioni monsonici non laveranno il peccato dalla terra che imputridisce macchiata dal sangue degli innocenti

Il fuoco divampa nella tenda di Aham e Pragya, gli amanti svenuti bruciano insieme senza soffrire circondati dall’odore acre dei fiori che appassiscono per il calore. Solo il loro corpo muore, le loro anime continuano il viaggio nel piano astrale indotto dal soma e in un vortice di caleidoscopi indaco volano velocissimi nel tempo e nello spazio verso una nuova vita insieme…

Serie: La molecola dello spirito


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Discussioni

  1. La totale assenza di dialoghi in questo primo episodio, costituito prevelentemente da una sequenza di azioni descritte da un occhio esterno, mi ha dato proprio l’idea del “prologo”: entriamo in punta di piedi nel tuo universo narrativo, siamo spettatori di scene brevi (il bramino che raccoglie il fiore preservando la pianta, Aham che prende la perla che aveva “coltivato” per la sua amata) che ci introducono la situazione ed i personaggi. E, a giudicare dalla conclusione, tutto nasce con una morte (ma è davvero “morte”?) in un perfetto ciclo di passaggio e rinascita. Interessante, aspetto il seguito!

  2. Confesso che l’introduzione alla serie mi ha incuriosita moltissimo e quando ho iniziato la lettura pensavo di trovarmi in una linea temporale ben diversa. Mi sono immersa con piacere nelle descrizioni, nei gesti e negli odori che sono riusciti a raggiungere la mia memoria sinaptica. Lo spazio in caratteri è tiranno, ma da parte mia sono riuscita a percepire “sacralità”: ora attendo i prossimi episodi con altrettanta curiosità.

  3. Questo brano affronta temi che mi sono a cuore: l’immortalità, la meditazione, un certo grado di spiritualità che possiamo acquisire da culture lontane. E’ un brano interessante, che mi ha portato lontano. Tuttavia credo da un punto di vista tecnico, la voce narrante non è del tutto sincronizzata con il contenuto che descrivi: è troppo veloce, crea divergenze con le descrizione celebrative, di solennità e spiritualità che descrivi. Da lettore ho sentito un contrasto, un’interruzione d’immersività avvalorata anche da errori grammaticali e ripetizioni sottili ma evidente. Credo che un brano del genere si nutra d’immersività, le descrizioni non bastano. Meditiamo. Comunque, ti faccio i miei complimenti!