White Coffee

Il luogo migliore per rifugiarsi quando il cielo di Parigi decide di impallidire e di spruzzare sulla città intera fiocchi di neve senza prendere un attimo di respiro, è un Café. Persino i turisti più schizzinosi non possono essere disgustati da una bevanda calda per contrastare il freddo pungente invernale della capitale francese. Solitamente il turista in questione è il visitatore italiano, il quale storce il naso al solo pensiero di mangiare in un ristorante parigino che non sia una pizzeria i cui cuochi sono rigorosamente italiani, o il classico McDonald’s. Eppure il fascino dei bar alla parisienne incanta chiunque. Ora mettiamo il caso che la nevicata improvvisa sia davvero antipatica, con il cielo che sembra spaccarsi in due facendo crollare sulla testa del visitatore tutti i fiocchi di neve che le nuvole avevano a disposizione. Il vento secco, per giunta, si diverte a correre veloce tra i palazzi e le persone, spiaccicando in faccia al turista la neve che precipita senza sosta, facendo dubitare alle narici del proprio naso di essere ancora in grado di svolgere il loro lavoro,  a causa dei ghiaccioli creatisi dall’insieme di questi fenomeni metereologici che le ostruiscono. In questo caso, e  solo in questo caso, il turista si arrende e cerca riparo nel primo Café che il suo sguardo, appannato dai cristalli di ghiaccio, incontra. Dopo che la porta si è richiusa alle sue spalle, lasciando la città ormai imbiancata solo un ricordo, la prima sensazione del turista è il calore quasi scottante del luogo sulle guance. Quando anche le palpebre si sono scongelate permettendo al loro proprietario di usufruire di nuovo della vista, ecco che una scritta in un elegante carattere corsivo, illuminata a neon, annuncia il nome del tipico Café parisienne in cui il turista ha cercato ristoro: “White Coffee”.

“E meno male che i francesi odiano i termini inglesi!”

Eppure, nell’attesa che la fredda bufera termini, il viaggiatore si siede ad un tavolino, si arrende ed ordina un caffettino per ritrovare la carica. E possiamo affermare che il turista si è convinto di essere un turista quando non si lamenta del fatto che il cameriere non gli ha portato il caffè che si era prefigurato, quello a cui era abituato in casa sua, quello di cui si sentiva il profumo non appena la moka iniziava a cantare. Ma, pur di cercare di scaldare il suo petto, congelato dalla nevicata improvvisa, il turista decide di mandare giù il “Caffettino” che gli è stato servito, il miscuglio di cioccolato bianco, caffè e solo Dio sa cos’altro, ovvero la specialità del White Coffee.

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Discussioni

  1. Con il caffè ho imparato a non essere schizzinosa, mi piacerebbe assaggiare la specialità del White Coffee. Paradossalmente, nel tuo racconto ho trovato lo stereotipo che di noi hanno gli stranieri e questo mi ha divertita.

  2. Ciao Bianca, ho gustato il tuo racconto come fosse una cartolina indirizzata fortunatamente a me (come si faceva una volta!). Ero una volta a Parigi sotto la pioggia, e poi sotto un sole torrido. Mai sotto la neve, mi ci hai portata tu. Grazie!

  3. Cara Bianca,
    vuoi per questo bel nome o pseudonimo che, mea culpa, mi intriga da sempre e che ho recentemente utilizzato per intitolare un mio piccolo testo (un pò di propaganda non guasta), vuoi perchè ho vissuto a Parigi diversi anni, mi piace lasciare queste poche righe di commento.
    Forse ti piaceranno, forse no. Un pò come Parigi.

    Sì, negare il fascino che alcuni scorci della capitale francese emana sarebbe davvero ipocrita. Ed è vero, i piccoli “Café” che si trovano in giro sanno dare il loro contributo a questa certa magia.
    E ancora sì, è vero. Il nostro connazionale medio è molto critico, a volte troppo, te lo concedo.

    C’è una via a Roma (la mia città) che, udite udite, è dedicata a Parigi. Niente di eccezionale, dirai tu. Ma allinizio (o al termine?) di questa via c’è un piccolo largo che io, con uno slancio di fantasia che ha del mirabolante, ho ribattezzato “Largo Parigi”. C’è una colonnina proprio lì, si chiama il “Monumento della Caravella”. Quella Caravella, simbolo della città di Parigi, che insieme al suo splendido motto “Fluctuat Nec Mergitur” mi ha accompagnato per anni e anni, quando a piedi passavo da lì.
    Magari già conoscevi, magari no. Ti garantisco che qui in città pochissimi ci fanno caso.

    Simpatica la tua riflessione: a presto.