La cena

Serie: Legami di sangue


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Il destino mi ha portato qui, su quest'isola, ed io affronto ciò che mi aspetta...

Diario. Ore 21:30 del 1/4/1978.

…Dentro quella taverna il tempo si era fermato. La gente chiacchierava e noi, ancora bagnati, venimmo condotti nelle camere per riordinarci prima della cena. Una cameriera mi portò una brocca d’acqua calda e mi consegnò degli asciugamani. Quando andò via, ne approfittati per togliermi il sangue di dosso. Mi liberai del cappotto e dell’abito nuziale e li nascosi dentro un vecchio cassettone di mogano scuro posizionato ai piedi del letto. Poi passai l’acqua calda sulle braccia e sulle parti del mio corpo che erano rimaste impregnate del sangue di quell’uomo; quel calore mi diede sollievo. Mentre il sangue scivolava via, non provai sensi di colpa; al contrario mi sentii rincuorata e al sicuro. Fortunatamente trovai degli abiti femminili nell’armadio e, senza pensarci troppo, ne presi uno e lo indossai: era turchese e mi copriva fino all’altezza delle caviglie. Mi accorsi di non avere le scarpe e utilizzai un paio di pantofole lasciate ai piedi del letto. In quella stanza c’era ogni cosa di cui potessi avere bisogno: e tutto era composto, ordinato. Sembrava che qualcuno ci vivesse. Lasciai i capelli bagnati, l’acqua del mare li aveva resi ondulati e mossi, ma non avevo tempo per sistemarli, avevo una gran fame e non volevo saltare la cena. Uscii dalla porta e nel silenzio scesi le scale. Lui era lì, sembrava aspettarmi…”

Mi fermai solo per bere un bicchiere d’acqua, poi continuai la lettura:

“Quegli occhi adesso mi sorridevano, anche se le sue labbra erano serie e composte. Il grosso cane dal pelo nero era accucciato accanto alle sue gambe e mi fissava a sua volta.

«Hai tolto il sangue… bene.»

Quando pronunciò quelle parole, trasalii. Se ne era accorto, eppure ero sicura che non mi avesse degnato di uno sguardo al pari degli altri passeggeri. Rimasi ammutolita. Non sapevo cosa rispondere. Lui sorrise, per la prima volta, e io rimasi incantata a osservare quel viso dalla pelle bruna, come una luna spenta dal sole, attraversata da tratti maturi ma poco accentuati.

«Non aver paura, non ce n’è motivo. È stato Shaza ad accorgersene» disse facendosi per un attimo serio e indicando con lo sguardo il cane. Poi tornò a sorridermi.

«Ti ha fissato per tutto il tempo del viaggio e quando lui osserva con attenzione qualcuno è perché quel qualcuno nasconde qualcosa.»

Da come pronunciò quelle parole pensai che volesse giocare con me, ma la cosa non mi infastidiva, non sembrava intenzionato a crearmi problemi, al contrario era come se cercasse di proteggermi.

«Sei giovane, e avrai avuto le tue ragioni per aver ucciso quell’uomo… Spero solo che non ti abbia fatto nulla di male…»

Da come mi guardò capii che la mia faccia sorpresa aveva dato conferma alle sue intuizioni. Io provai a negare:

«È il mio sangue, mi sono ferita…».

«Me ne sono accorto dall’odore, sai? Quel sangue ha un odore diverso dal tuo.» disse afferrandomi una mano e girandola. Indicò una piccola ferita all’altezza del polso, ormai cicatrizzata.

Poi lasciò andare la presa e mi fece cenno con il dito di rimanere in silenzio. Poco dopo vidi la proprietaria della locanda avvicinarsi a noi.

«Benvenuti nella nostra locanda, signori. Spero che le stanze che ho scelto per voi siano state di vostro gusto» disse osservando il mio vestito.

Io sorrisi e annuii.

«Un’ottima accoglienza come sempre, Clara. E grazie per aver provveduto alla ragazza.»

«Non c’è di che» rispose lei. «Le ho fatto trovare tutto quello che mi avevi chiesto. Posso consigliarvi lo stufato della casa? È caldo e nutriente e questa ragazza sembra avere molta fame» disse sorridendomi.

L’aspetto di quella donna era confortevole: capelli grigi raccolti con uno chignon all’altezza della nuca e un sorriso molto tenero avvolto da un viso rotondo. Lei e quell’uomo sembravano conoscersi bene.

Quando se ne andò, l’uomo tornò con l’attenzione su di me.

«Non mi son ancora presentato. Mi chiamo Fabian Villard, ma tu puoi chiamarmi Fabian. Sono un cliente abituale di questa locanda. Vengo qui, su quest’isola, una volta all’anno e rimango per circa un mese. Lui invece è…»

«Shaza.» intervenni io.

«Esattamente. Mi segue ovunque vada, è il mio fedele servitore.»

Era un modo strano per definire un cane, ma non ci feci caso più di tanto.

«E tu? Quali progetti hai?»

Quella domanda mi lasciò interdetta.

«Io… non saprei… »

«Cosa ne dici se ti porto con me? Potresti diventare la mia assistente.»

Quell’uomo sembrava avermi scelta, ma non capivo il perché. Sapeva che avevo ucciso un uomo, che stavo scappando. Eppure era così gentile e protettivo.

«Non so…»

«Questa volta sarai tu a scegliere. Non ci sarà nessuno che deciderà al posto tuo.»

Quelle parole mi colpirono. Lui sapeva di me più di quanto io avessi capito di lui e… di me stessa. Sembrava leggermi nel profondo.

«Va bene, accetto» dissi liberandomi di ogni dubbio. Desideravo stargli vicino. Mi piaceva.

«Io mi chiamo…»

«Da oggi ti chiamerai Annah. Il tuo passato rimarrà qui… per sempre.»

Lui mi sorrise senza muovere le labbra e io gli risposi con lo sguardo. Due piatti fumanti di stufato vennero serviti proprio in quel momento assieme a una ciotola per Shaza. Quella fu la nostra prima cena. La prima vera cena della mia vita…”

Scossi il capo e interruppi nuovamente la lettura, ma questa volta per cercare una foto. Quel racconto mi aveva ricordato qualcosa. Anche se non ne ero sicura. Solo quando trovai la foto che cercavo capii che la mia memoria non mi aveva ingannato. Era la foto di uno dei miei viaggi in Irlanda. Sullo sfondo, dietro di me, vidi due figure: un uomo in abito scuro e un cane dal pelo nero. L’uomo era seduto sul sedile del battello che io e la mia amica avevamo preso per raggiungere le isole Aran mentre il cane era accovacciato accanto ai suoi piedi. Entrambi mi fissavano… ma il riflesso di quegli occhi era giallo come l’ambra. Avevo sempre pensato che si trattasse di un riflesso della fotocamera che avevamo usato, ma adesso quei volti mi suggerivano qualcosa di sinistro…

Serie: Legami di sangue


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