
Addio alla notte
Il lungo bancone in legno della taverna era ingombro di mozziconi di candela e bicchieri vuoti. Un gruppo di uomini in uniforme beveva e cantava mentre l’oste cercava invano di tenere in ordine il suo tavolo da lavoro.
-Per alcuni di noi questa è l’ultima notte di libertà- urlò uno -Salute a quei valorosi che partiranno!-
Tutti alzarono i loro bicchieri unendosi al brindisi e alle urla.
In mezzo a quel gruppo di allegri ubriachi un uomo rimescolava il liquido marroncino del bicchiere che stringeva tra le mani. Continuava a fissare il suo whisky, le sopracciglia aggrottate, pensando al fatto che non si sarebbe lasciato dietro solo quella città, ma anche le braccia accoglienti e lo sguardo comprensivo della donna che per caso aveva incontrato alla corriera.
-Ehi ti fai qualche mano a carte?- disse sgomitando uno dei suoi commilitoni.
Scosse il capo e tirò giù d’un sorso il contenuto del bicchiere, poi chiamò il proprietario di quella bettola.
-Oste, offro un giro a tutti!- urlò sbattendo sul tavolaccio di legno delle banconote. Seguirono gli schiamazzi dei suoi compari.
-A voi cavalleggeri piace bere- affermò l’oste riempiendo i bicchieri e porgendone uno all’uomo che aveva davanti.
-Già, almeno quanto amiamo le donne e il gioco- rispose sorridendo e con un gesto della mano allontanò quello che gli veniva offerto.
-Ma lei non è come gli altri, non è vero?- disse il taverniere, che bevve approfittando di quel rifiuto. -Allora buona fortuna e arrivederci-
L’uomo sorrise di nuovo e uscì.
Prese a camminare e in poco tempo il vociare della taverna fu lontano e soffuso. Dopo qualche isolato giunse ad una casa color ocra e lei lo aspettava fuori dal cancello. Avvolta in quel vestito lungo ed ampio era una visione, in contrasto col buio della strada che stava percorrendo. Appena fu abbastanza vicino da fissare quegl’occhi così verdi e profondi la cinse col suo braccio e la trascinò via.
La strada era bagnata da un filo d’acqua e mentre si avviavano in direzione del ponte lei guardava in basso le scarpe, tra le cicche spente e i giornali spostati dal vento.
-Allora questa è l’ultima notte- sussurrò con un filo di voce.
Lui strinse la mascella e si irrigidì; odiava quella separazione, indipendente dalla loro volontà e mentre pensava a una cosa qualunque da dire iniziò a fischiare un vecchio blues.
Il faro tagliava la notte. Passeggiando sentirono una tromba suonare da un portone e a quel punto la tristezza li avvolse come fresco miele d’acacia.
-Non voglio che tu pianga per me- disse lui fermando con un dito le lacrime che le rigavano il viso.
-Prometti che tornerai, che farai il possibile per tornare da me-
-Lo prometto e sarà la stessa corriera dove il caso ci ha fatti incontrare a portarmi da te-
Una vecchia indiana li osservava mentre fumava al balcone, lei alzò lo sguardo cercando quello di lui e si sforzò di sorridere poi gettò una moneta ad un mendicante che li oltrepassò barcollando.
L’aria del porto li investì col suo odore acre mentre lui le faceva scudo e marcava i suoi passi come James Dean. Era un po’ che masticava una frase d’addio ma ogni cosa era già fatta e ogni cosa era già stata detta. Lei lo sapeva bene non poteva aspettarsi altro dopo il racconto della sua partenza.
-Era tutto scritto da sempre, come in un mazzo di carte che fa il suo giro-
-Cosa vuoi dire?-
-Sono solo un fante, un soldato, ma prima o poi ritroverò la mia donna rossa- fece una pausa -la stessa che probabilmente non merito ma che mi ha conquistato con uno sguardo mentre mi passava davanti-
Il marciapiede era grigio e deserto e nella notte brillava la luce di un lampione sull’acqua, sospesa e immutabile, come il silenzio che si era creato tra i due. Lui diede un calcio ad un ciottolo e lo fece rotolare e cadere, rompendo l’immagine riflessa. Era un momento troppo amaro ed importante per rovinarlo con qualche commento fuori luogo. Allora la strinse forte al suo fianco mentre lontano un cane abbaiava e si fermò portandola davanti a sé. Fissò nuovamente gli occhi che lo avevano rapito, specchiandosi nel suo viso come fosse il primo giorno, e la baciò.
Lei affondò il volto nel suo petto e disse
-Spero che il viaggio sia buono-
Lui rispose soltanto -Lo sarà-.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa
Un addio doloroso, scritto senza retorica, incentrato sull’ultimo istante consacrato all’eternità attraverso un bacio e la descrizione dell’ambiente del porto che rende tutto sospeso. Piaciuto.
Mi è piaciuto, è un racconto molto intenso e si percepisce bene l’amarezza del protagonista.
“Passeggiando sentirono una tromba suonare da un portone e a quel punto la tristezza li avvolse come fresco miele d’acacia.”
Molto suggestiva questa immagine
Wow, una lettura molto intensa!
Grazie davvero. Sono contento che l’intento di scrittura sia arrivato.