
Chi siamo quando nessuno ci guarda
Serie: Cinquanta Racconti
- Episodio 1: L’idraulico
- Episodio 2: Una sbronza colossale
- Episodio 3: Amore a pagamento
- Episodio 4: Eva
- Episodio 5: Irma
- Episodio 6: Un Natale di merda
- Episodio 7: Telefono erotico
- Episodio 8: La sconosciuta
- Episodio 9: Melania
- Episodio 10: Il dolore
- Episodio 1: La donna della domenica
- Episodio 2: Irina
- Episodio 3: Sandra
- Episodio 4: Scrittura creativa
- Episodio 5: L’assenza
- Episodio 6: Il mistero della penna di Flaiano
- Episodio 7: Il ritorno alla strada
- Episodio 8: Florentina
- Episodio 9: Andrea
- Episodio 10: La ragazza del killer
- Episodio 1: Sull’autobus di notte
- Episodio 2: Eugenia
- Episodio 3: A Casa di Loredana
- Episodio 4: Teresa
- Episodio 5: Gineceo
- Episodio 6: Addio
- Episodio 7: Denise
- Episodio 8: Ninna nanna malfamata
- Episodio 9: OF
- Episodio 10: I gemelli Murphy e il fantasma di Joyce
- Episodio 1: Il vino triste prima parte
- Episodio 2: Il vino triste seconda parte
- Episodio 3: Liturgia del desiderio – Parte prima
- Episodio 4: Liturgia del desiderio – Parte seconda
- Episodio 5: Non è successo
- Episodio 6: B-Movie
- Episodio 7: Francesca
- Episodio 8: La risata
- Episodio 9: Chi siamo quando nessuno ci guarda
- Episodio 10: Milano
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
Nel silenzio dell’appartamento, Ada stava in piedi davanti allo specchio del bagno. Era tornata presto quella sera, con una scusa banale, lasciando gli amici a cena. La verità era che si sentiva soffocare. I loro sorrisi, le chiacchiere vuote, i brindisi con sottintesi nascosti: tutto le sembrava un teatro inutile.
Si era guardata intorno prima di chiudere la porta di casa, come per assicurarsi che nessuno l’avesse seguita, e ora si trovava lì, al centro della sua solitudine. Si tolse le scarpe con lentezza, godendo del rumore sordo che i tacchi fecero cadendo sul pavimento. Poi sfilò il vestito, lasciandolo scivolare ai suoi piedi, e rimase in biancheria intima davanti al grande specchio.
Ada non si riconosceva in quella figura riflessa. Di giorno era la manager di successo, impeccabile e controllata. Di notte, con gli amici, interpretava la parte della donna brillante, sempre pronta alla battuta giusta, al brindisi spensierato. Ma lì, nella luce artificiale del bagno, senza nessuno a guardarla, si permetteva di essere qualcos’altro.
Dal cassetto sotto il lavandino estrasse un piccolo quaderno dalla copertina di pelle nera. Lo aveva comprato anni prima, in una libreria polverosa, senza sapere bene perché. Lo usava per scrivere ciò che non avrebbe mai detto ad anima viva.
Lo aprì, le mani tremanti. Tra le pagine fitte di parole c’erano confessioni, paure, desideri che non osava neppure formulare a sé stessa. Ada prese una penna e iniziò a scrivere:
” non so chi sono davvero. Ho paura di essere soltanto una somma di maschere, di non avere un volto sotto. Quando nessuno mi guarda, voglio solo sparire. Voglio urlare, voglio piangere, ma non lo faccio. Invece, resto qui, a scrivere parole che non leggerà mai nessuno. Mi fa paura l’idea di essere vista per intero, di essere giudicata, ma ancora di più mi terrorizza l’idea di non essere vista affatto.”
Chiuse il quaderno con un gesto brusco. Lo ripose nel cassetto, poi si avvicinò alla finestra. Guardò fuori, verso la città, le luci che tremolavano nella notte. Per un attimo si sentì come quelle finestre illuminate: un guscio fragile, dentro cui si nascondeva qualcosa di infinitamente piccolo e prezioso.
All’improvviso, il telefono vibrò. Era un messaggio di Marco, il collega con cui aveva una relazione. “Dove sei? Ti aspetto. Ho bisogno di vederti.”
Ada fissò lo schermo per un lungo momento, poi spense il telefono. Quella notte non voleva essere niente per nessuno. Tornò in salotto. Chiuse le tende, spense la luce e si sdraiò sul pavimento, lasciandosi avvolgere dal buio.
Era lì, nel silenzio assoluto, che si sentiva vicina a sé stessa. Senza pubblico, senza giudici, senza dover piacere o dimostrare. Si accorse che le lacrime le rigavano il viso, lente e calde. Non era triste, non era felice. Era solo viva, come non si era mai sentita.
“Chi sono quando nessuno mi guarda?” pensò. La risposta arrivò subito, semplice e inesorabile: “Sono tutto ciò che non oso essere davanti agli altri.”
Serie: Cinquanta Racconti
- Episodio 1: Il vino triste prima parte
- Episodio 2: Il vino triste seconda parte
- Episodio 3: Liturgia del desiderio – Parte prima
- Episodio 4: Liturgia del desiderio – Parte seconda
- Episodio 5: Non è successo
- Episodio 6: B-Movie
- Episodio 7: Francesca
- Episodio 8: La risata
- Episodio 9: Chi siamo quando nessuno ci guarda
- Episodio 10: Milano
““Chi sono quando nessuno mi guarda?” pensò. La risposta arrivò subito, semplice e inesorabile: “Sono tutto ciò che non oso essere davanti agli altri.””
Non so cosa scrivere… è un piacere leggerlo. Tanta roba 👏
Felice che ti sia piaciuto.
Ciao Rocco. Un’immagine veloce, da leggere tutta d’un fiato: a chi non è mai passato per la testa un simile pensiero? Mi piace molto come hai fatto venir fuori i pensieri di Ada.
Se posso divagare, qualcuno qui sa che insegno fotografia, oltre che fotografare… Quando parlo del ritratto fotografico apro sempre un dibattito con gli allievi (di tutti i livelli, dai ragazzi che studiano alle Belle Arti a coloro che seguono corsi solo per hobby. La domanda: «E’ più vero un ritratto con un soggetto che sa di essere fotografato o un ritratto “a sgamo”?» Ovvio che non ci sia una risposta univoca, ma vengono fuori discussioni molto accese e interessanti… E il tuo racconto mostra benissimo uno di questi punti di vista.
Bravo! A presto!
Scrittura e fotografia sono affini. Sei fortunato, puoi usare le tecniche fotografiche per descrivere luoghi e persone. Mi capita di trovare sulle bancarelle dei libri usati foto in bianco e nero. Le prendo e lo uso per prendere spunto .
Quindi l’ispirazione è tornata (sbaglio o avevi detto che scrivi poco ultimamente?) Questo episodio mi è piaciuto molto! Quando scrivi, lo fai proprio bene 🙂 Bravo.
Grazie. Si sembra che vada molto meglio.
Non so chi sono quando nessuno mi guarda. Mi viene in mente l’idea (affascinante) di Kant del Noumeno.