
Dream date APP
Grigio grigio, il clima si faceva sempre più freddo: contro quel vento, con una giacchetta rossa e una camicia troppo sottile, stava Celine, che si affrettava sul ponte che collegava il suo quartiere alla zona finanziaria. Chiunque fosse passato in quel preciso istante l’avrebbe vista fermarsi di colpo, come se si fosse ricordata improvvisamente di non aver chiuso la porta a chiave: poi l’avrebbe vista guardarsi intorno, magari guardarlo negli occhi, ma attraversandolo con lo sguardo come se fosse trasparente. Stava infatti pensando, Celine, pensando profondamente a qualcosa che non aveva considerato fino a quel momento.
Si era resa conto, infatti, che quando aveva inserito tutti i requisiti in Dream Date APP non aveva fatto il physical check. Accidenti, era una funzione che aspettavano tutti, ne parlavano tutti, era la novità del momento che mandava in fibrillazione il mondo e lei era riuscita a non usarla.
Aveva dichiarato che lo voleva intelligente (il test che aveva inserito era di intelligenza funzionale, i suoi colleghi nerd e squadrati non lo avrebbero passato). Poi, lo voleva dotato di un senso dell’umorismo di tipo beta (a tal proposito aveva utilizzato i quiz di tipo social-meme. Ma sì, quelli basati sui meccanismi neurologici generati dall’ondata social che ci fu nei primi 60 anni del 2000). Aveva poi aggiunto altre 1062 caratteristiche che spaziavano dal rapporto con la donna fino alla visione politica, infine arrivavano al modo di praticare il sesso e il cyber-sex. Sul cyber sex Celine era particolarmente esigente, come tutti del resto. Era molto complicato dormire con il proprio partner, per via delle Turnazioni. Lei aveva sempre sospettato che le Turnazioni, piuttosto che una regola destinata ad incrementare la produttività del paese tramite il lavoro senza soluzione di continuità della popolazione, fossero in realtà solo un modo per controllare le nascite. Era praticamente impossibile procreare, in questo modo: le coppie venivano quasi sempre, sistematicamente, divise per la maggior parte della giornata, soprattutto la notte. Il cyber sex, praticato generalmente sul luogo di lavoro nelle cabine deputate allo scopo, era il modo più pratico per tenere insieme i partner e soddisfare i bisogni. Celine era stata fortunata: nell’headquarter della sua azienda avevano cabine veramente vecchie, in alcune mancava addirittura la porta e avevano un visore pesante, che cascava continuamente, tute sdrucite coi sensori che funzionavano uno sì e uno no. Nella sua, invece, era tutto nuovissimo. Si assentava molto spesso, era famelica, inarrestabile, ma nonostante macinasse poche ore di lavoro effettivo davanti allo schermo, per stare nelle cabine, la sua produttività era fra le più alte dell’azienda.
Insomma Celine era lì che rifletteva. La app le aveva accreditato 1000 bitcoin e 40 punti perchè era risultata la prima, in tutto il mondo, ad aver configurato tutti, proprio tutti i requisiti. Questo lavoro le aveva richiesto 46 ore: in pratica, aveva passato ogni istante libero dell’ultima settimana a settare il suo partner ideale. Stavolta voleva che funzionasse. Stavolta voleva la persona perfetta.
Eppure, nonostante tanta cura, complice forse l’enorme aspettativa, un po’ di paura di una delusione, il fremito della sorpresa, aveva dimenticato di cliccare sul check fisico. Non aveva alcuna idea di come potesse essere fisicamente la persona che doveva incontrare.
Aprì la App, tornò sull’ordine. “mancano due minuti al tuo appuntamento! Mentre aspetti, dai un’occhiata ai nostri consigli per renderlo indimenticabile” (clicca per scoprire i consigli). Sapeva bene che non era possibile visualizzare l’ordine, men che meno modificarlo. Cercava in realtà il numero dell’assistenza: voleva assolutamente vedere in faccia il partner dei sogni.
Sia chiaro: Celine non era mai stata così esigente. È che aveva già avuto una trentina di appuntamenti con la app ed erano stati tutti un totale fallimento, ma non per colpa sua. Talvolta aveva tarato pochi requisiti, si era tenuta larga, per ottenere dei corpi eccezionali e attraenti, con cui di buon grado aveva proceduto all’accoppiamento (del resto, gli androidi erano stati generati per piacere). Ma poi aveva dovuto sopportarli per tutto il Dream Month, e lì non si scappa, devi farlo o sei fuori dall’app. Serve a perfezionare il tuo profilo. L’androide registra tutto e dà un feedback agli sviluppatori, senza il quale praticamente non ha senso usarla. Gli accoppiamenti erano da favola, ma abitare con quei rozzi, stupidi, oppure saccenti, effemminati soggetti era un tedio insopportabile, un tedio che sopportava da anni ormai. Per non parlare dei compagni perfetti: si rideva tantissimo, si parlava per notti intere, una volta addirittura un problema di lei sul lavoro sancì una vera e propria amicizia, fatta del pianto di una notte intera, di lui che le portava da mangiare sul divano da cui non riusciva più a rialzarsi (fu una mezza tragedia, quando Mark andò via). Però che cosa dire del corpo: non andavano, non le piacevano mai quelli così. Sempre bassi, o troppo alti, e con quel ventre così gonfio di chi ama troppo il vino (ma è bravo a ordinarlo al ristorante, era una cosa che la faceva impazzire).
Si era decisa a configurare tutte le opzioni e aveva dimenticato proprio questa. Certo, era nuovissima, era naturale che non ci avesse pensato. Ma si sarebbe messa in casa un uomo grasso e irsuto? Oppure un anziano maschio omega, di quelli che dicono sempre sì, tanto hanno già vissuto, sono stanchi di litigare con le donne?
L’assistenza le rispose che le avrebbe ripristinato il bottone di check sull’ordine già concluso, soltanto che questo avrebbe richiesto 5 minuti almeno e lei non li aveva: ne mancava già uno all’incontro. A questo punto conveniva aspettare oppure cancellare l’appuntamento. La cancellazione le sarebbe costata i 1000 bitcoin vinti e i 40 preziosissimi punti. Già li aveva spesi, quei 1000 bitcoin: aveva il carrello di Amazon pieno di roba, aspettava soltanto di vederli nel borsellino per dare l’ok. E con i crediti, poi, si era assicurata un posto in lista per l’androide di Bruno Vegas, l’attore più desiderato del momento. Era un sogno irrinunciabile.
“Grazie, no, va bene così. Aspetto”. Guardò l’orologio, mancavano pochi secondi, c’eravamo.
Era pronta a svolgere l’accoppiamento e a coabitare con questo nuovo partner, chiunque fosse. Il premio era troppo ghiotto. E poi, erano un paio di mesi che non aveva una persona in giro per casa. Non era poi tanto scontenta.
Le 4 in punto. “Ci siamo. Vediamo chi mi è capitato in sorte”.
Sentì un respiro alle sue spalle, molto vicino alle orecchie. Si girò con calma e quello che vide le ghiacciò il sangue.
Davanti a lei c’era la perfetta copia di se stessa.
Gli stessi capelli, lo stesso viso, lo stesso corpo.
“Mio Dio. Mio Dio”, riuscì a dire in un soffio. Le sembrava di non avere fiato.
L’orribile copia stava dritta davanti a lei con un sorriso privo di allegria e gli occhi giudicanti.
“Mi hai voluta tu. Adesso che cosa c’è che non va?”. La voce era la sua. Gli abiti erano quelli che avrebbe scelto lei.
“No, non voglio, non va bene”. Celine fece per scappare ma l’altra sè la trattenne con il vigore che hanno gli androidi. Una morsa inumana, a cui non si poteva far resistenza ma da assecondare. Il destino era certo: doveva accoppiarsi, doveva vivere con lei. E mentre meste meste si avviavano verso casa, camminando l’una accanto all’altra, Celine visualizzò con orrore il compito perverso che le spettava quella sera e si chiese dolorosamente come avrebbe fatto a sopportare per tutto quel tempo una creatura tanto irritante, frustrata, cupa, pessimista, incivile, disordinata, logorroica..
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Futuristico, divertente, originale e secondo me… lungimirante. Complimenti.
Ciao!
Inizio lento, ma finale molto divertente. (Il cyber-sex ha vinto tutto, per me xD) Sul finale, vorrei aggiungere che mi ha fatto sorridere davvero: si pensa spesso di poter vivere solo con se stessi, ma chissà se sarà vero…
Racconto gestito bene che ti porta al colpo di scena finale che non ti aspetti. Finale ottimo.
una storia così moderna merita un’analisi, anche perché la deriva (non necessariamente distopica) immaginata in questo racconto pone una riflessione su cosa sia davvero la compatibilità: significa essere uguali? Siamo incosciamente e narcisisticamente alla ricerca di un nostro alter ego? Gli algoritmi e la potenza di calcolo su grandi moli di dati sono davvero un accrescimento? Oppure aggiungono solo pragmatismo, sottraendo alla vita il gusto di essere scoperta? Ad ogni modo mi piace questa Dream date APP, sembra avere un sacco di fearures interessanti. Corro a cercarla sull’Apple store.
Bello il racconto, bella la storia e bello il tuo modo di raccontarla… Ho apprezzato tutto ed il finale è stato come una caffè corretto dopo una cena pesante:FAVOLOSO!
Bravo!!
Spero di rileggerti presto!
Bravo Michele, racconto ben scritto con un messaggio importante: l’introspezione. Troppo spesso puntiamo il dito verso gli altri senza mai guardare in casa nostra, senza mai fare un’esame di coscienza. Ecco le conseguenze, spiegate in modo chiaro e simpatico. La domanda è: chi ci salverà da noi stessi?
Cara Angela, grazie davvero. In effetti è questa la domanda da porsi. Ci stiamo auto-consumando? E, soprattutto, avere tutte le informazioni su qualsiasi cosa, in blocco, subito, ci sta cambiando il modo di relazionarci al mondo e agli altri?
Bellissimo! L’ho apprezzato davvero, è stata una bella sorpresa trovare un racconto di fantascienza (non tutta) in questo contesto. Mi è piaciuto anche il finale ironico, azzeccatissimo. Passo a seguirti. 🙂
Ti ringrazio di cuore, Micol! Vengo a leggerti anche io.
C’è un episodio di Black Mirror che è molto simile a questo racconto. In ogni caso, bella fantasia e bel finale; vedrei bene questo racconto distopico alla Blade Runner/Black Mirror all’interno di una raccolta da te curata!
Ciao Michele, vero! Ricordo bene: indagava sull’uso dei social network come memoria di una personalità. Era una specie di Pet Cemetery tecnologico. Grazie mille per avermi letto!