
Ismael
Sceso dal barcone fu circondato da acqua gelida, la riva era vicina. Stringeva il suo bambino tra le braccia, evitando di farlo bagnare. Con tutta la sua caparbietà sfidava il vento e le correnti.
Mare in tempesta, tuoni e fulmini, pioggia battente, corpi sparsi dappertutto: un’onda travolgente; ma il coraggio di un uomo e la forza di un braccio strapparono una vita alla morte.
Ismael ha solo dieci anni, una storia crudele alle spalle e quasi sicuramente un futuro difficile che lo attende.
Adesso si trova in un paese straniero di cui non conosce la lingua, dorme in un grande stanzone con tanti altri uomini, tutti più grandi di lui e di varie nazionalità; alcuni hanno delle facce brutte e crudeli e spesso litigano furiosamente per futili questioni.
Lui, piccolo ed indifeso com’è, ha paura di loro.
Ismael è solo: l’unica persona cara che gli era rimasta se l’è presa il mare.
Adesso sta accucciato sul suo letto aspettando la cena; è lì da pochi giorni e già conosce i ritmi della vita da profugo.
Un rumore pesante che ti devasta, che ti entra fin dentro le ossa; una sensazione di gelo e di morte. Tutto questo l’hai già vissuto: davanti a te si profilano immagini che una creatura non dovrebbe mai vedere, che non avresti mai voluto vedere, ma a cui sei stato costretto. Quel maledetto giorno hai visto tuo padre affondare nelle oscure profondità marine.
Il sudore ha bagnato le lenzuola, Ismael ha ancora quella sensazione di sconforto addosso.
I respiri si affannano nella stanza buia, ogni notte lo stesso spaventoso incubo.
Il bambino non riesce a ricordare quelle immagini: troppo dolore.
Torna a dormire, sa che un sonno senza sogni è il miglior modo per non pensare.
È l’alba di un nuovo dì sull’isola e tra gli abitanti dello stabile gira voce che sia arrivata una persona che si occuperà dei loro problemi. Anche Ismael vuole conoscerla, ne sente davvero il bisogno.
Osserva i grandi dal basso verso l’alto, si fa strada tra le loro gambe per raggiungere la cima della fila; ha addirittura saltato la colazione per arrivare prima. Ismael è in trepidante attesa.
Una maga velata dalle mille e una notte porge una lampada scintillante al viaggiatore venuto dalle sabbie. Chissà se nasconde un segreto: per aprirla bisogna conoscere una formula magica.
Un genio e tre desideri sono tutto ciò che gli serve per risolvere i suoi problemi.
Sono le 9:00 e finalmente la porta si apre. Gli si presenta una grossa signora dall’aria scocciata, che lo invita ad entrare in una stanza grigia. Non è ciò che si aspettava, ma il bambino è comunque contento di scorgere finalmente un viso rassicurante.
La donna si accomoda e prende carta e penna, intanto una ragazza si avvicina al bimbo, seduto su una poltroncina di pelle nera. Egli ha un’aria soddisfatta e osserva tutto con vivace curiosità.
Il flusso dei suoi pensieri viene interrotto bruscamente da una domanda a cui risponde prontamente dichiarando le sue generalità. Ad una, però, non sa rispondere. Non vuole ricordare assolutamente i fatti: sarebbe troppo doloroso farlo. La donna lo squadra da sotto i suoi occhiali rossi, dice qualcosa alla ragazza che immediatamente traduce.
Ismael non risponde, si vergogna delle sue lacrime. Infine, prende coraggio e racconta i suoi incubi, interrotto a tratti dai singhiozzi.La sua è una disperata richiesta di amore.
La giovane traduce il racconto appena concluso e la signora annota ciò che le viene detto su un foglietto. Il bambino si asciuga le lacrime con la manica della sua maglia sporca.
Ora Ismael è frustrato, il suo orgoglio è ferito; pensava di trovare un sorriso e un viso amico, invece si è trovato faccia a faccia con la fredda burocrazia.
Scappa, fuggi, corri via il più lontano possibile da ciò che ti mortifica, che ti incute rabbia e dolore. Ripensa ai tuoi luoghi, a tua madre che non vedrai mai più e alla tua infanzia rubata, ai giochi che hai lasciato oltremare. Sorpassa tutte quelle persone che ti intralciano la via e va dove le idee si liberano e la mente trova conforto.
Ha raggiunto la candida spiaggia, il placido suono del mare riecheggia nelle orecchie, fissa il moto delle onde e la schiuma che solletica i piedi scalzi.
Si dice che il mare sia la dimora di tutto ciò che abbiamo perduto e dei desideri infranti, dei dolori e delle lacrime che abbiamo versato, per questo è così salato.
Anche Ismael lo riempie con le sue pene.
Il bambino è seduto sulla sabbia umida, i piedi bagnati dalla fredda acqua di dicembre, fissa il vuoto pensando al suolo natio. Con le mani prende ripetutamente un mucchio di sassi per poi lasciarlo cadere giù.
Sente dei passi dietro di sé, si gira e riconosce un volto familiare: è la persona che l’ha salvato quella notte.
L’uomo si siede a gambe incrociate accanto a lui. Ismael continua a guardare l’orizzonte.
“Perché non hai salvato anche mio padre?” chiede, sapendo che non riceverà risposta.
Il militare china il capo, lo sguardo a terra.
“Tuo padre doveva essere un grand’uomo, ha sacrificato la sua vita per te. C’era solo un posto disponibile in quel momento e l’ha lasciato al suo futuro. Mi dispiace, scusami.” afferma sottovoce, con le mani sugli occhi come a trattenere le lacrime.
Il bambino, allora, afferra la sua mano, la stringe più forte che può e sorride.
L’uomo alza lo sguardo, incontra gli occhi puri del bambino e ricambia la stretta.
“Mi aiuti a cercare le conchiglie?” chiede innocentemente Ismael.
Il berretto rosso è zeppo di gusci di ogni forma e colore: ci sono quelle affusolate e quelle a forma di nicchia, quelle rosa e quelle gialle, quelle in cui si può riuscire a sentire il mare anche se vivi in città e i gusci multicolore abbandonati dai paguri.
Ismael ha in mente qualcosa ma non confessa nulla al suo nuovo amico.
Appena entra nel cortile del centro di accoglienza, consegna una conchiglia ad ogni persona che incontra: c’è chi reagisce con un ‘grazie’ ed un cordiale sorriso e chi con aria diffidente o addirittura di scherno.
Dopodiché, prende una cesta di legno e ci sale sopra. “Ascoltatemi tutti!”grida, ma nessuno lo considera. Sta per andarsene, quando interviene il militare con voce tuonante che attira l’attenzione di tutti i presenti.
“Ho consegnato a ciascuno di voi una conchiglia, non ce n’è una uguale e ognuna ha una caratteristica che la contraddistingue. Così noi: apparteniamo alla razza umana ma allo stesso tempo siamo individui diversi, unici ed irripetibili. Quindi adulti, smettetela di sprecare le vostre energie litigando per motivi di religione o ricchezza e cominciate ad aiutarvi l’uno con l’altro!”
Il silenzio scende sulla platea che rimane colpita dalle parole semplici ma efficaci di un bambino cresciuto troppo in fretta.
L’eco di un applauso fragoroso risuona per tutto l’edificio, le pareti tremano ai passi di una danza frenetica, complice dell’atmosfera di solidarietà che si è creata.
Ismael è di nuovo sulla spiaggia con il suo amico. Abbracciati fraternamente guardano il tramonto di una giornata splendida. Presto sarà notte e, tenendosi per mano, decidono di rientrare sotto un cielo senza nuvole.
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ahahah hai 0 apprezzamenti ?
fra poco ti raggiungo >:)
tzeeee ahahahah :*
Tema attuale, delicatezza nell’affrontarlo… brava!
Grazie mille per aver letto la mia storia e per il tuo commento!!