
Josephine
La suoneria del cellulare trillò, avvisandola di aver ricevuto una notifica. Controllò il numero piegando le labbra in un sorriso: era da molto che non sentiva Thomas. Si fermò a metà del ponte che stava percorrendo per richiamare il numero in memoria, ignorando la brezza che le scompigliava i ricci. Le piaceva quella sensazione sulla pelle, i lunghi capelli la accarezzavano come dita di velluto.
Le rispose al primo squillo.
« Josephine? »
La voce al telefono era calda, matura. Aveva una cotta per lui. Poteva esserle padre, ma la ragazza amava la gentilezza di altri tempi. Il momento migliore della sua giornata era la sera, quando poteva rilassarsi inserendo nel lettore uno dei vecchi dvd che collezionava: preferiva i film in bianco e nero degli anni cinquanta. Fin da bambina aveva preso a modello icone come Audrey Hepburn, Ingrid Bergman, Katharine Hepburn. Lui, Thomas, somigliava nei modi eleganti a Cary Grant.
« Buongiorno, speravo in una sua chiamata. »
« Ti ho iscritta ad un’audizione privata, mi hanno avvisato solo oggi. Pensi di poter raggiungere il Dominik Hotel per mezzogiorno? »
Josephine diede uno sguardo all’orologio. Non abitava molto distante da Soho, con la metro non avrebbe avuto problemi ad arrivare in orario.
« Il tempo di cambiarmi e prendere il flauto. Per oggi ho terminato le lezioni all’Università, mi stavo giusto dirigendo verso casa. » Non si sarebbe mai recata a un’audizione indossando una giacca color salmone.
« Ottimo. »
Josephine volle credere che un sorriso simile al suo, pacato e elegante, piegasse le labbra del suo interlocutore. Si era affidata a lui tre anni prima e fino a quel momento la loro collaborazione aveva dato buoni frutti. Thomas le aveva offerto diverse occasioni per distinguersi. Certo, era un po’ caro: dividevano il compenso in parti uguali, ma era riuscita a raggranellare quando bastava per terminare gli studi in tutta calma. Non poteva contare sull’appoggio dei genitori, aveva trascorso l’infanzia in una casa famiglia.
« La persona cui ho proposto la tua candidatura mi ha avvisato di prestare attenzione a uno degli esaminatori: una donna sulla cinquantina. Alta, slanciata, occidentale. Indosserà un completo giacca pantalone color borgogna e lo hijab. Non confonderla con l’altra donna, sempre velata, è lei ad aver combinato l’incontro. Hai una sola possibilità per fare bella figura, vedi di sfruttarla a dovere. »
« Nessun problema. » Josephine era sicura di sé, studiava musica da quando aveva tre anni: era stata un enfant prodige. Aveva rifiutato l’ingresso alla Julliard perché la sua inclinazione l’aveva portata ad altri studi. Frequentava la facoltà di giurisprudenza. Suonare il flauto le consentiva di vivere dignitosamente senza gravare sulle spalle di nessuno.
« Se l’audizione avrà l’esito che auspico, invierò il compenso non appena concluso l’accordo finale. »
Era giunto il momento di prendere commiato. Il tono di Josephine si fece malinconico. « D’accordo. La ringrazio per aver pensato a me, Thomas. Non la deluderò. »
Le rispose il silenzio: lui, aveva già riattaccato. Josephine si concesse un ultimo sorriso, quindi riprese il cammino verso casa.
***
Una bella donna, Thomas si era dimenticato di menzionare quel particolare. Josephine la osservò con attenzione, scorgendo in lei i tratti delle dive che tanto amava. La pelle leggermente brunita lasciava intuire discendenze miste, gli occhi color giaietto erano vivaci e intelligenti. Il suo portamento gridava ricchezza, sicurezza. Le sarebbe piaciuto conoscerla meglio.
Sospirò, nuovamente malinconica, sfiorando con delicatezza il flauto che aveva appena montato con movimenti rapidi dettati dall’abitudine.
Ancora un respiro, l’occhio fisso nel mirino, e le dita sfiorarono con delicatezza il grilletto del fucile di precisione. Un solo colpo, nel bulbo oculare sinistro. Un’audizione perfetta.
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Veramente bello il colpo di scena finale.
Mi piacerebbe sapere di più su Josephine: è una killer che lavora per la mafia? Un agente segreto? Una libera professionista? Domande che possono avere una risposta soltanto con una serie hi hi.
Post scriptum: ti sei ispirata al film Nikita di Luc Besson?
Non voglio sembrarti ripetitivo quindi questa volta non ti dico “complimenti”, ma bensì “brava”.
Ciao Raffele, sei sceso fino alla mia “preistoria” qui su Open! Questo è il primissimo laboratorio che è stato proposto e non sapevo proprio cosa scrivere basandomi sull’immagine della ragazza ferma a parlare al cellulare. Quanto a Josephine sì, sono una grande estimatrice di Besson. Mia figlia si chiama Nikita e quando era bambina le abbiamo mentito spudoratamente dicendole che aveva sentito quel nome in una canzone (lo dice anche la protagonista del film a Bob). Ora è consapevole di essere un’assassina 😀 😀 😀
Noooooo pazzesco, mi hai fregata di brutto!!!! Una storia bellissima, ero completamente presa da quest’aria romantica e bang… Letteralmente. Non me l’aspettavo proprio un finale così. Una bomba di storia e scritta benissimo.
Ciao Silvia, sono contenta di averti colto di sorpresa! Era l’intento del racconto ed esserci riuscita mi rende felice. Non riesco a contenere la mia follia nemmeno in un contesto “normale”.
Molto brava a creare suspense… e un finale col botto! Ci sono rimasta di sale. Giuro, non avrei mai pensato un simile epilogo. Complimenti!
Ciao.
Ciao Cristina, sono contenta ti sia piaciuto. Anche il tuo racconto ha un epilogo inatteso, sono quelli che preferisco 🙂
Spettacolare, Micol sei divetata super prolifica ultimamente su EO e non perdi un colpo. Il tema è stato interpretato con grande fantasia e la struttura del racconto (con finale rivelatore) mi ha davvero spiazzato. Complimenti.
E’ stata una bella prova, avere una base da cui partire è uno stimolo. Bello seguire le storie degli altri autori, tutte diversissime: fa comprendere quanto siamo diversi e unici.
Molto gradevole. Simpatico anche il finale.
Una menzione speciale per il termine “hijab”, gradisco molto certe accuratezze. 🙂
Ciao Giovanni, grazie per aver letto il racconto. Mi sono divertita a scriverlo 😉
Cara Micol, a mio parere questo è tra i tuoi racconti più belli. No, non esagero! 🙂 Tanto veloce quanto sconvolgente: dialoghi semplici, descrizioni giuste e un finale veramente a effetto! Altro piccolo appunto, che piccolo non è: ho trovato il racconto veramente ben scritto, con una punteggiatura ottima. Brava! 🙂
Grazie, sono contenta di aver dato vita a una storia ben costruita. Quando scrivo considero la punteggiatura una “sorvegliata speciale”, abbondo di virgole. I complimenti in questo senso mi spingono ad esercitarmi ancora e ancora: ho molto su cui lavorare. Credo che il lavoro che farà con l’editor appena inizieremo a lavorare sul libro di prossima pubblicazione mi insegnerà moltissimo.
Veramente bello, Micol ! Devo stare attento, perché mi stai facendo concorrenza nei finali ad effetto…Ahahah
L’allievo difficilmente supera il maestro. 😉 Felice che ti sia piaciuto, come sai le sfide mi “intrigano”. Aspetto anche la tua, qui, e nel frattempo passo a leggere la tua nuova serie. 🙂
La prima parole che mi è venuta in mente appena finito il tuo racconto è stata GANZO! che se tu non fossi Toscana significa bello intrigante!! Quindi brava, il racconto è scorrevole, dinamico e pieno di belle immagini romantiche. Ero sul ponte proprio accanto a Josephine quando gli è squillato il telefono e in una poltroncina vuota quando ha estratto il suo flauto. Ero pronto ad una sinfonia eseguita magistralmente invece ho sentito distintamente lo sparo, poi ho chiuso gli occhi!!
Insomma mi è piaciuto, dall inizio alla fine e quel colpo di coda finale mi ha emozionato!
Brava!
alla prossima lettura!
Ciao Raffaele, sono veneta ma “ganzo” è universale! Ti ringrazio, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto e di aver ottenuto l’effetto che mi ero proposta. Volevo giocare con il contrasto bianco/nero delle due nature di Josephine. 🙂
Mi è piaciuto molto. Le descrizioni, l’ambientazione. E poi, ovviamente, quel “compenso” e la sorpresa finale a svelarci la sua natura. Ottimo, lucido e dirompente come un colpo di fucile.
A modo mio, come sempre. 🙂 Siamo una bella combriccola alla Open…
Molto carino l’intento e il colpo di scena finale. Con meno dettagli sul passato della protagonista (casa famiglia, facoltà di giurisprudenza) e con più attenzione al contesto narrativo sarebbe stato ancor meglio
Ciao Michele, ho cercato di dare un significato al ritmo e alle posture della ragazza nel video proposto da Edizioni Open, seguendone le espressioni e i tempi. La mia storia nasce con ed esclusivamente per lei. Naturalmente ho seguito la mia inclinazione, non esattamente romantica. Ho inserito numerosi dettagli nella speranza di dirigere il giudizio del lettore nel giudicare Josephine un’innocente fanciulla. Ma poi, davvero non lo è? Credo che le sue due nature coesistano.