LE ANTICHE TRADIZIONI PARLANO 

Serie: IL RICHIAMO DEL BOSCO


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Anna si trova al funerale dell'amica e viene a sapere delle cose che la insospettiscono...

   Dietro la megera iniziò a salire un alone rossastro, che crescendo ricalcava esattamente la sagoma della donna. Quest’ultima continuava a fissare Anna con un’espressione imperturbabile e minacciosa, con due occhi brillanti che riflettevano una luce rossa intensa. Intanto l’aura dietro la “strega” si stava definendo in una figura dai contorni spigolosi, che la ragazza riconobbe come quelli di un diavolo con le corna aguzze. Poi, improvvisamente, la vecchia spalancò la bocca trasfigurando la faccia in un urlo disumano, rivolto direttamente verso Anna. Quel grido era talmente acuto che la ragazza dovette tapparsi le orecchie con entrambe le mani, premendo forte. Proprio come quando era stata sopraffatta il giorno prima quando aveva fissato il gufo di legno nella camera da letto della sua amica.

   Le due signore anziane accanto a lei la stavano fissando con un’espressione interrogativa. «Tutto bene, signorina?» le domandò quella grassoccia, che si trovava più vicina a lei.

   Anna la guardò stordita, accorgendosi che il rumore ora non c’era più. Subito puntò in direzione della “strega”, per vedere se era ancora là. Sparita. La cercò ansiosa in mezzo alle altre persone, ma di nuovo senza successo.

   «Avete sentito anche voi quel grido, vero?» chiese allora rivolgendosi alle due anziane. Non poteva essere che quelle due non si fossero nemmeno accorte di quel suono così insopportabilmente terrificante. «Avete almeno visto quell’ombra rossa?»

   Quelle rimasero a fissarla come se stessero ascoltando una matta. Era evidente che non avevano percepito ne visto alcunché. Così come sembrava non si fossero accorte di nulla tutte le altre persone ancora presenti. Che si fosse immaginata tutto? Perché continuava ad essere tormentata da quelle visioni?

   La ragazza decise di calmarsi. Doveva rimanere lucida se voleva capire cosa stava realmente accadendo. Si affrettò pertanto a giustificarsi con le anziane adducendo allo stress per la perdita dell’amica la ragione del suo strano comportamento.

   «Oh, condoglianze. Ci dispiace per la sua perdita» le dissero quasi in coro le due. Dopo aver ringraziato, Anna volle però subito andare al dunque. «Prima, non ho fatto a meno di ascoltare quello che avete detto riguardo a quella signora che sembra una strega e che stava laggiù» e indicò il punto dove l’aveva vista l’ultima volta. Quindi proseguì: «In che senso ritenete che lei potrebbe sapere qualcosa in merito a questi suicidi?»

   Entrambe si irrigidirono, quasi imbarazzate. La ragazza capì subito di avere forse esagerato ad essere così diretta. Adottò quindi un comportamento un pó più complice, chinandosi verso di loro per rassicurarle sottovoce. «Tranquille, non sono una di quelle che parla in giro.» Strizzò un occhio in segno d’intesa, per poi concludere: «Sono solo curiosa, come voi del resto. Non è così?»

   Messa davanti a quella palese evidenza, l’anziana più ciarliera le si fece più vicina, tanto che ne poteva sentire perfettamente l’alito pesante. «Beh, in fin dei conti non è un segreto che alla “strega” piaccia…come dire…avere a che fare con certe credenze che ormai quasi nessuno ricorda più.»

   «Cioè? Che tipo di “credenze”?» la esortò Anna immediatamente, intuendo di poter essere sulla buona strada per capire meglio cosa ci potesse essere dietro agli strani accadimenti che stavano avvenendo in quel paesino.

   «Beh, tutti conoscono le storie degli spiriti maligni di questi boschi» iniziò la vecchia, proseguendo «e la loro capacità di trasferirsi negli alberi e nel loro legno. È così che arrivano agli uomini e li dannano per sempre.»

    Anna avrebbe voluto domandare come cavolo facessero quelle creature a riuscire ad impossessarsi degli umani, ma l’altra vecchia subito fece tacere la sua compagna. Sembrava visibilmente toccata da quell’argomento. Nei suoi occhi si sarebbe potuto leggere addirittura spavento.

   «Basta. Non annoiare questa bella signorina con delle sciocche storielle per bambini» minimizzò infatti quella, prendendo sotto braccio l’altra e stringendo forte come chiaro segnale di non parlare oltre.

   «Si ma, cosa c’entrano queste “storielle” con i fattacci che sono accaduti?» la ragazza cercò di riprendere la conversazione. Ma inutilmente. Le due si stavano già allontanando a grandi passi.

   Anna ebbe un brivido. Si stava facendo tardi e il freddo mischiato all’umido penetrava fin dentro le ossa. Ma non era solo il freddo che le aveva procurato quel tremito. Aveva ripensato alla vecchia “strega” e a come poteva essere coinvolta – anche se indirettamente – nei suicidi che erano avvenuti. Non conosceva per niente le tradizioni di quel luogo e non aveva ancora sufficienti informazioni per giungere ad una qualsivoglia conclusione. Si trovò perciò d’accordo con sè stessa nel ritenere indispensabile saperne di più riguardo a quelle strane “credenze” legate al maligno nascosto nel profondo dei boschi.

   Anche se la sua razionalità le sconsigliava di battere quella pista inverosimile, qualcosa dentro di sé le suggeriva comunque che era per il momento la cosa più giusta da fare. O meglio: la cosa che doveva fare.

   Maturò allora la decisione di andare a far visita alla “strega” appena le fosse stato possibile. E si sarebbe fatta raccontare tutto, sempre che quella vecchia fosse stata disposta a parlare. Ma di questo si sarebbe preoccupata se e quando si fosse presentato il problema.

   Persa nei suoi pensieri, non si era accorta di essere rimasta praticamente da sola nel cimitero. Osservò ancora per qualche istante la fotografia sulla lapide che ritraeva Elena sorridente in una giornata estiva, con sullo sfondo il mare. «Chissà poi perché aveva deciso di finire a vivere qui in mezzo ai boschi» si domandò Anna. Poi rammentò l’esigenza dell’amica di staccarsi da tutto, di stare e bastare a sé stessa. Tanto da non essere alla fine riuscita a sopravvivere a sé stessa.

   Prima di dirigersi verso il piccolo cancelletto arrugginito dell’uscita, la ragazza lanciò un’ultima occhiata di sfida e di rancore verso il bosco, che a quell’ora appariva come una massa informe di ombre. Trasalì notando che lì a margine era riapparsa tra quelle ombre una di troppo. Non sembrava affatto l’ombra di un albero: malauguratamente somigliava troppo alla sagoma nera che aveva visto dalla finestra il giorno prima.

Serie: IL RICHIAMO DEL BOSCO


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Discussioni

  1. ”  «Basta. Non annoiare questa bella signorina con delle sciocche storielle per bambini»”
    Le storielle che ti raccontano di sfuggita, la maggior parte delle volte, sono il nucleo di qualcosa più grande e articolato. Scritto bene, lo divori in un minuto 😉