Lettera mai spedita. 

Caro Peter Pan,

ti scrivo perché mi sei volato in mente nel bel mezzo della giornata. Solitamente aspetti la sera per venire a farmi visita, quando il sole cala e sai che sono da sola con le mie ombre, invece oggi sei arrivato prima, inatteso e, come sempre quando mi salti in mente, mi hai chiesto di raccontarti una storia perché tu, dall’isola, non sai come vanno le cose quaggiù.

Oggi ti racconto di me, anche se forse ti annoierai, comunque non discuti mai, non so nemmeno se ti piace ciò che dico oppure se lo trovi insopportabile. Però continui a tornarmi in mente, quindi lo prenderò come un commento positivo e crederò che ti piaccia ascoltarmi.

Ho deciso di scriverti un po’ di tutte quelle cose che mi hanno reso me durante questi anni e che non hai avuto modo di conoscere durante la nostra amicizia, vista tutta la distanza che si è venuta a creare tra me e te da quando sei partito per l’isola.

La prima cosa che ti racconto è che mi sono innamorata seriamente per la prima volta in prima media. Era un amico d’infanzia, e per non rovinare la nostra splendida amicizia non gli ho mai detto nulla sui miei sentimenti, fino a che non sono spariti. Capisco che potrebbe sembrare una cosa irrilevante, ma per me l’amore è stato un punto di partenza essenziale per arrivare a tutto ciò che ho e che sono ora.

Quando dissi a mia mamma che c’era un ragazzo che mi piaceva, lei mi disse che dovevo stare attenta a quanto amore ci avrei impiegato perché: “l’amore è come il lievito, se ne versi troppo, la torta si rovina.” Poi mi fece un gran sorriso e ricordo di aver pensato che l’amore avesse il profumo della mamma e l’odore della ciambella nel forno. Dopo il mio primo amore ce ne sono stati pochi altri e io non facevo mai attenzione a quanto lievito mettevo nell’impasto. Ci sono state volte in cui era troppo poco e pian piano scoprivo quanto poco mi importasse dell’altro, ma anche volte in cui ne mettevo tanto, troppo e mi facevo ingannare che tutto sarebbe andato bene, quando invece stavo lasciando entrare nel mio cuore persone che non avevano la minima intenzione di restarci.

Ci sono state volte in cui ho avuto paura dell’amore, sopratutto dopo che te ne sei andato tu, che all’amore, quel sentimento sincero che da anni caratterizzava la nostra amicizia, avevi dato una continuità e un sapore del tutto nuovo. Non so precisamente quando sia successo ma so che ad un certo punto, l’amore, il volersi bene, ha iniziato ad avere l’ odore delle paste al bar davanti a scuola e il profumo del tuo gel per capelli.

La seconda cosa che ti racconto è che il mio colore preferito è sempre stato quella speciale tonalità di arancione che si crea quando chiudi le palpebre ,mentre hai il viso al sole. Da piccola restavo spesso stesa tra l’erba con gli occhi chiusi a sentire il sole estivo, mentre aspettavo che la mamma mi chiamasse a pranzare. Sembrava un arancione vivo, sempre in movimento, giocoso. Ho sempre pensato che la felicità avesse quel preciso colore.

Non ho ancora cambiato idea, ma ho aggiunto tanti altri colori alla lista dei preferiti. Il tono rosso-rosa delle labbra d’inverno ad esempio, oppure il colore della pelle abbronzata dopo un bagno in mare, quel speciale marroncino caramello che ha il sapore di sale e sabbia, che io non riesco mai ad ottenere, oppure il bianco dei sorrisi genuini, come neve appena scesa per rendere felici i bambini.

La terza e credo ultima cosa, è che la mia parte del corpo preferita sono sempre stati gli occhi. Ho sempre fatto fatica ad accettarmi per come sono fisicamente. Spesso piangevo perché non mi sentivo bella come le altre, perché avevo le gambe grosse o i fianchi larghi e non riuscivo a volermi bene. L’unica cosa che ho sempre apprezzato sono stati i miei occhi: di un bel verde carico, laghi di montagna nel bel mezzo di un viso mediocre che rendevano tutto più accettabile. Gli occhi sono diventati perciò, la mia ancora e ho iniziato a scrutare sempre di più quelli degli altri, fino a comprendere quante ombre e quanta luce ci siano nascosti. Dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima, ma io penso che non possa esistere uno specchio così accurato. Credo invece che ad ogni battito di ciglia intrappoliamo piccoli pezzetti delle vite intorno a noi fino a creare un intero mondo dentro alle nostre orbite. Secondo la mia teoria ogni nostro amore,sorriso, tocco, gesto, ogni nostra delusione, parola o persino qualsiasi sentimento viene registrato dai nostri occhi o da quelli di chi ci ama fino a presentare un intera storia a coloro che riescono a vedere oltre la nostra cornea.

Per questo ogni volta che guardo qualcuno cerco di non giudicare con leggerezza, ci sono storie che si nascondono bene sotto sorrisi smaglianti conditi di strati di bugie rassicuranti e che solo gli occhi sono capaci di svelare.

Tutte queste cose avrei voluto fartele scoprire pian piano, restando uniti durante gli anni. Avrei tanto desiderato mostrarti tutto di me e scoprire tutto di te. Speravo di avere tutto il tempo per raccontarti anche queste cose sceme e scoprire la tua opinione su tutto ciò.

Purtroppo ti hanno chiamato sull’isola e non ne abbiamo avuta la possibilità quindi ti scrivo questa lettera, convinta a non spedirla poiché non ti arriverà mai e rassegnata all’idea che non riceverò risposta, perché questo è l’unico modo che mi viene in mente per riuscire a oltrepassare il fatto che tu non sia solo partito, che a me sia rimasta solo una bara dentro a un buco dove anche la mia sicurezza è stata sepolta e una serie infinita di monologhi in cui inserire il tuo nome. Da quando te ne sei andato sono ricascata in un brutto periodo in cui sono già entrata in passato, che mi rende irascibile e fredda, piena di ombre e fragilità, ma questa volta sono pronta ad affrontare il dolore a testa alta, per questo oggi ti ho scritto tutto ciò. Per ricordare a me stessa che ci sono tante piccole cose che amo guardare, come gli occhi e i colori e che l’amore non è mai un orribile investimento, come la morte cerca di farmi credere, poiché nonostante la quantità di lievito, alla fine ottengo sempre una torta e nonostante tu non ci sia, il mio cuore non è morto.

Per concludere ti ringrazio di esserti preso cura di me, di essere stato il profumo dell’amore e il volto di una amicizia sincera. Ti ringrazio per avermi lasciato i nostri ricordi che anche se ora fanno male, presto mi terranno a mente quanto tu sia stato importante senza provocare una fitta di dolore. Ti prego di tenermi un posto accanto a te sull’isola ,come facevi sull’autobus, e ti prego di non lasciare che io dimentichi quanto sia bello volersi bene.

Wendy, prima di Peter è solo una semplice bambina che guarda fuori da una finestra sognando il principe azzurro, ma Wendy, dopo Peter, è una donna piena di forza che sa come affrontare la mancanza e sa spingersi oltre se stessa.

Ti ringrazio per essere stato il mio eroe in tante occasioni e di avermi spinto a confrontarmi con i miei mostri.

Grazie di cuore.

La tua Wendy

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Discussioni

  1. Ciao Noemi, concordo con Kenji. Questo racconto poetico ed intimo, ci regala una versione inedita di Wendy: quella di tutte le donne che fanno a patti con la vita ed imparano ad amare se stesse.