L’UOMO APPESO

Serie: IL RICHIAMO DEL BOSCO


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Anna si sta recando dalla moglie del primo suicida

   “Fam. Fonda” dichiarava la scritta blu in corsivo, dipinta sulla mattonella in ceramica bianca appesa proprio sopra la porta della piccola abitazione. Più in basso, era riportato un’accogliente “Benvenuti” con caratteri più grandi. Anna pigiò il tastino rotondo del campanello in ottone. Sentì dei passi trascinarsi fino all’uscio. Qualcuno stava armeggiando con la chiave nella serratura. Subito dopo apparve nel riquadro di legno della porta una donna minuta dall’espressione triste.

   «Prego?»

   «Buongiorno, scusi se la disturbo. Il mio nome è Anna Andreoli ed ero amica di Elena, la ragazza che è venuta a mancare qualche giorno fa. Forse ci siamo viste al funerale.»

   La donna cercava di inquadrare la ragazza di fronte a lei che le stava sorridendo in maniera cordiale. Sembrava cercasse nei suoi occhi la sua stessa tristezza. Quel dolore inconsolabile che conosce solo chi ha perso qualcuno di caro. Un dolore che l’aveva segnata, traghettandola nella consapevolezza del fatto che suo marito non sarebbe mai più tornato a casa.

   Appariva magra e sciupata, probabilmente per il poco appetito. Stretta dentro uno scialle di lana, si stava proteggendo dal freddo che intanto era entrato dalla porta che aveva appena aperto.

   Anna le chiese se poteva farle qualche domanda riguardo suo marito.

   «Non la conosco e non ne voglio parlare, mi scusi. La prego di andarsene» fu invece la risposta perentoria della donna, mentre stava richiudendo l’uscio. Non era seccata. Piuttosto sembrava ancora troppo provata per affrontare un argomento che l’avrebbe fatta stare sicuramente male.

   «No, aspetti!» si affrettò ad aggiungere la ragazza «È molto importante per me sapere come è andata realmente.»

   La donna rimase sorpresa. «Cosa intende dire?»

   «Diciamo che non ho proprio la certezza che la mia amica si sia tolta la vita intenzionalmente. E forse neanche suo marito.»

   Aveva ottenuto l’attenzione della moglie del Toni.

   «Entri» la invitò allora bruscamente la donna. Prima di chiudere la porta alle sue spalle, si voltò guardandosi intorno con fare circospetto. Ad Anna sembrò strano quell’atteggiamento. Di chi o di cosa aveva paura quella donna?

   All’interno, una luce gialla proveniente da una plafoniera a soffitto illuminava pigramente quello che doveva essere il salotto. Applicate al perimetro delle pareti, le lunghe fila di assi in perlinato chiaro restituivano il tipico calore delle case di montagna. Al centro della stanza era stato collocato un modesto tavolo quadrato in noce, con le sue quattro sedie accostate ordinatamente ai rispettivi lati.

   «Che bel calduccio» disse Anna, riferendosi alla grande stufa in maiolica addossata contro la parete in fondo alla stanza. Il fuoco scoppiettante dava l’impressione di essere però l’unica cosa allegra rimasta in quella casa. L’unica compagna di una vedova rimasta ormai sola.

   Dal cucinino sulla loro destra proveniva un brontolio prodotto da qualcosa che stava bollendo, probabilmente una zuppa di verdure, considerando l’aroma che pervadeva l’aria. «Mi scusi, stavo cucinando il pranzo» si giustificò la donna, supponendo che quell’odore potesse dare fastidio alla ragazza. Quindi, la invitò a sedere offrendole da bere. «Prende un bicchiere di vino?»

   «Si, grazie, volentieri» accettò l’altra di buon grado. Quindi si accomodò al tavolo.

   La donna allora, dopo aver spento il fuoco sotto il pentolone, cercò nella credenza i bicchieri. Tornò al tavolo con due calici da osteria in una mano, mentre nell’altra teneva per il collo una bottiglia di vino rosso, senza etichetta.

   Dopo aver versato il vino per entrambe, si sedette di fronte ad Anna. Alzarono quindi i bicchieri per fare un brindisi silenzioso. Adesso la donna la stava fissando aspettando che iniziasse a parlare.

   «Signora» esordì Anna «ha per caso notato qualcosa di strano in suo marito nei giorni subito prima la sua morte?»

   La donna abbassò lo sguardo, riflettendo un attimo prima di rispondere. «In effetti c’è stato qualcosa che mi ha insospettito. Più che altro si trattava di un cosa che Antonio non aveva mai fatto: rimaneva ore a fissare la finestra. L’ho sorpreso più di una volta a farlo, sia di mattina presto che qualche volta anche dopo il tramonto. Così, senza motivo. E quando gli chiedevo cosa stesse facendo, lui non mi rispondeva. Rimaneva lì, come imbambolato, a fissarmi con lo sguardo spento. E questo, signorina, non era proprio da lui! Il mio Toni era sempre in attività, non stava mai fermo. Non avrebbe mai perso ore a guardare quell’inutile bosco.»

   Anna aggrottò le sopracciglia. «Le è sembrato più triste del solito?»

   «Cosa intende per “triste”?»

   «Lei mi ha detto che suo marito è sempre stato un tipo arzillo, pieno di vita, allegro. Potrebbe essere possibile che in quei giorni fosse magari in ansia per qualcosa?»

   «No, non mi risulta che avessimo dei problemi. Altrimenti me ne avrebbe sicuramente parlato.» La donna scartò categoricamente quell’ipotesi.

    «E non le ha mai fatto alcun accenno all’eventualità…ehm…di farla finita in qualche modo?» avanzò prudentemente Anna, concentrandosi sulla reazione che avrebbe avuto l’altra.

   «No, no. Certo che no! Ma che sta dicendo?»

   «Si calmi, non era mia intenzione agitarla. Comprendo il suo dolore e i suoi dubbi. Anch’io non riesco ancora a capire come la mia amica, solare e allegra proprio come suo marito, così, di punto in bianco, abbia compiuto quel gesto.»

   «Ma no, mi scusi lei. È tutta colpa di quel maledetto bosco. Per Antonio era diventata quasi un’ossessione. Pensi, in quarant’anni di matrimonio non l’ho mai visto andare a passeggiare così spesso dentro quella foresta. Ogni giorno andava lì dentro e ci rimaneva per una buona oretta. Lo so perché mi tornava a casa sempre alle sette, preciso, un’ora e mezza aver finito di lavorare. E alla fine il bosco se l’è preso!»

   Anna rammentava di aver appreso giù al bar come si era suicidato il signor Antonio Fonda: impiccato ad un albero proprio appena dentro la boscaglia. Le venne in mente l’immagine del suo sogno:

   Appesi a due alberi ci sono quei poveretti. Un uomo e una ragazza.

Serie: IL RICHIAMO DEL BOSCO


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Horror

Discussioni

  1. Mentre leggevo mi e passato per la mente la classica scena dei film horror, non so se hai presente…Una scala ripida che scende verso un seminterrato o che sale verso una soffitta e tu pensi ” adesso, urgente scendere (o salire)!”. Senti che la minaccia si nasconde in quel luogo. Nel tuo caso è il bosco 😱 Anche in questo episodio la suspense è alle stelle.

  2. Immagine che mi piace molto in questo episodio: la donna che tiene la bottiglia di vino senza etichetta per il collo. Rende l’idea della tristezza, della malinconia.
    Per il resto, ho letto tutto con molto interesse fino qui. Sei riuscito a creare un senso di attesa su cosa si nasconde nel bosco…