Mamma, dove sei?

«Mamma? Mamma! Dove sei, mamma?» Non facciamo altro che ripeterlo. Abbiamo fame, i miei fratelli ed io. Ho anche paura. Voglio la mia mamma. 

Non è passato molto da quando abbiamo abbandonato la nostra grotta, il freddo è andato via e la neve ha lasciato il posto ai germogli. L’anno scorso eravamo troppo piccoli, abbiamo passato l’estate a giocare. Ci rotolavamo su pendii e ci arrampicavamo sugli alberi bassi, mamma sopperiva a ogni nostro bisogno. Ora che stiamo diventando grandi, siamo curiosi di esplorare la montagna che ci ospita. Siamo solo noi quattro. La nostra specie non ama la socialità, quando incrociamo altri orsi, sia maschi solitari che femmine con cuccioli, ci teniamo alla larga. Lottiamo solo per difendere noi stessi e il nostro cibo. O almeno così si comportava la mamma. E quando lo faceva, era fortissima, spaventosa. Lei era tutto per me e provavo a imitarla in ogni suo gesto. Ancora ci allattava quando ce l’hanno portata via. 

L’altra notte eravamo in giro, cercavamo da mangiare. Stiamo imparando a procurarcelo da soli, ma ci distraiamo spesso, preferiamo giocare e strofinarci contro gli alberi. La mamma, con pazienza, ci aiutava. Ci aveva indicato una scia da seguire, si sentiva forte il profumo di cibo. Trovammo una specie di tronco cavo, era enorme e molto diverso da quelli che avevo visto in precedenza, non odorava di bosco, ne di animale, ma dentro era pieno di mele, pere e ogni bacca che mi potesse venire in mente. Come faceva sempre, mia madre andò in avanscoperta. Si muoveva con circospezione, annusava bene l’aria, restava concentrata ad ascoltare i suoni nel buio. Si avvicinò con lentezza e cautela a quell’insolito banchetto. I miei fratelli non esitarono a seguirla. Io rimasi indietro. Sono timida, secondo mamma le assomiglio molto, il che mi fa piacere, però a volte vorrei essere più sfrontata e coraggiosa, come i maschi di famiglia. Mentre decidevo se entrare o meno nello strano tronco, sentii un boato sordo. Successe all’improvviso, in un attimo si chiuse con tutto il mio mondo bloccato dentro. Corsi a nascondermi, ma non troppo lontano, volevo poter capire cosa stava succedendo. Sentii dei versi. Un branco di animali, quelli che camminano su due zampe e non hanno pelo, si avvicinò al tronco. Urlavano tra loro, e poi alcuni cominciarono a muovere delle cose. Sembravano molto concentrati, tuttavia non saprei dire a far cosa. Forse quel cibo era loro e lo stavano difendendo, oppure volevano mangiare la mamma. Se i mei fratelli fossero stati con me, avrebbero di sicuro trovato un modo per aiutarla. Invece io non riuscivo a far altro che stare nascosta, paralizzata dal terrore. 

Qualche sera prima, mentre eravamo in giro, avevamo fiutato un altro esemplare di quella specie che correva nel bosco da solo. Per me era la prima volta. Mamma sembrava spaventata, ci ha fatto nascondere, e quando tornò da noi, aveva un’aria preoccupata, non voleva che ci avvicinassimo. Nonostante appaiano piccoli e indifesi, alcuni di loro non lo sono affatto. Per questo motivo nei giorni seguenti, quando ci spostammo in zone più in alto, assai impervie, capii subito che ci stavamo allontanando da loro. Avevo ancora forte addosso la sensazione di nervosismo che avevo percepito da mia madre, mentre restavo nascosta, combattuta tra l’essere ubbidiente e l’essere temeraria. 

Intanto gli animali senza pelo non smettevano di girare intorno al tronco, e con un altro rumore, meno fragoroso del primo, lo riaprirono. Fecero uscire i cuccioli e subito richiusero l’ingresso. I miei fratelli ci misero poco a trovarmi. Quando mi raggiunsero, sentimmo il branco trascinare via la trappola con la mamma dentro. Noi restammo lì accucciati, stretti l’uno all’altro, anche dopo che i rumori non si sentirono più. Aspettammo fino all’alba, sperando di veder tornare la mamma. Io non volevo allontanarmi, ma i miei fratelli sanno essere insistenti. Alla fine li ho seguiti, tanto lei ci troverà ovunque, lo fa sempre. Per questo continuiamo a chiamarla senza sosta. Lo sappiamo che presto ci abbraccerà di nuovo.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Trovo sempre interessante leggere i racconti “dall’altro punto di vista”.
    La tua storia ci ricorda la violenza dell’uomo sulla Natura, la nostra incapacità di stabilire il giusto equilibrio, l’aggressività tipica di noi animali evoluti.
    Sono giunto fino all’ultimo rigo sperando in un happy-end, significa che hai trasmesso con convinzione il dolore del piccolo orso e coinvolto emotivamente il Lettore.
    Una fiaba dolce e amara, ti seguirò per capire se ti lancerai anche in altri generi.
    Complimenti.

  2. In quanto membro della redazione, ho avuto l’onere e l’onore di leggere questo racconto in anteprima, per approvarne la pubblicazione. Non ti nascondo che dopo le prime due righe, cogliendo il riferimento (quindi: sei stata bravissima a contestualizzare subito dalle prime battute), ho proseguito la lettura con gli occhi lucidi.
    Ti ringrazio per aver scritto questo racconto, che come ha detto @ianni67 Giancarlo, è in sostanza una sorta di favola per adulti. E che colpisce a fondo.
    Complimenti e – ovviamente – benvenuta!

    1. Mi fa immenso piacere che il testo riesca a trasmettere il sentimento di commozione che mi ha portato a scriverlo. Sono anche molto felice di essere approdata qui, quindi grazie dei complimenti, ma soprattutto grazie di esistere!!

  3. Il primo commento è una responsabilità. Un commento banale, inutile è uno sfregio su un’opera. Quindi ho aspettato per diverse ore sperando che qualcuno più bravo di me a commentare facesse il suo.
    Ma non ho potuto aspettare ancora: questa storia mi ha colpito, nella sua semplicità di favola. Una favola per adulti, perché solo un adulto (e nemmeno tutti) capisce fino in fondo cosa significa l’amore di una madre per i figli, e cosa significa per i figli perderlo.
    Il tema dell’uccisione dell’orsa da parte di cacciatori va così in secondo piano di fronte alla tragedia della morte di una madre. E questa storia è scritta così bene che rende nuovo il tema di Bambi.

    1. Grazie, è il mio primo librick, e il tuo commento scioglie un po’ della mia ansia! <3
      Sono contenta che ti sia piaciuto, "una favola per adulti" è esattamente quello che avevo in mente quando l'ho scritto!