Soltanto un giorno in più
E poi arrivó il mattino. Il sole brillava di tutta la sua luce ma non era fastidioso anzi era quel sole piacevole che riscaldava ma non dava fastidio. Si respirava un’aria pulita, libera. Era svanito perfino l’odore della polvere da sparo. Don Alfonso giaceva li sdraiato a terra con il sorriso stampato sul volto. Il soldato americano lo copri con un lenzuolo, delicatamente, quasi come avesse paura di fargli ancora del male. L’altro soldato stava dando della cioccolata a quei 4 bambini. Avevano passato tutta la notte nascosti nella botola. Anzi nel nascondiglio magico come gli raccontava sempre quel prete dall’aria da duro ma dal cuore grande. Era un prete anarchico, quasi rivoluzionario, Alfonso. Amava definirsi il prete degli ultimi, dei più umili. Odiava lo sfarzo del Vaticano. Ma aveva quell’umanita, quella misericordia di chi crede fermamente nella potenza della fede. Quando si sentivano gli spari gli diceva di non preoccuparsi. Erano petardi, in paese si festeggiava la fine della guerra. Da quella mattina la guerra era finita davvero. Don Alfonso nascose quei bambini ebrei e li salvò, tenendoli li per 8 mesi. Venne ucciso dai tedeschi che entrarono in quella chiesa la sera prima. Si fece sparare per salvarli, perché la loro vita valeva di più, loro erano il futuro. Avevano dei sogni da realizzare mentre lui di sogni ormai non ne aveva più. Solo uno gliene era rimasto, ma sembrava irrealizzabile. Vedere finalmente la fine di quell’inferno. Uscire e gridare e cantare e pregare perché la guerra era finita. Gli sarebbe bastato soltanto un giorno in più per realizzarlo.Perché quella era la mattina del 25 aprile del 1945. La guerra era finita, finita per davvero. Quei 4 bambini non scorderanno mai quel sacerdote così strano, ma così buono e coraggioso, che ha dato loro modo di inseguire e realizzare i propri sogni.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
“Pochi sono gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.” (Cit. Primo Levi)
Mi è piaciuto molto questo squarcio di storia.
“Pochi sono gli uomini che sanno andare a morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.” (Cit. Primo Levi)
Bellissimo racconto.
Ciao Stefano, se vuoi puoi aggiungere anche un’immagine di copertina, ne trovi di gratuite su: https://pixabay.com/
🙂
Anche se questa storia non fosse vera, sarebbe comunque verosimile e capace di evocare l’orrore e follia cieca dell’uomo sull’uomo. Nonostante sia concentrata in poche battute, si apre ad uno spiraglio di speranza: un destino beffando ha mietuto una vittima poco prima della fine del conflitto, ma restano i sogni da realizzare e lo sguardo verso il futuro delle nuove generazioni. Complimenti.