Parte I

Serie: Il Krampus


    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Parte I
  • Episodio 2: Parte II

Piccoli fiocchi di neve scendevano su Monaco di Baviera. La città respirava aria natalizia. Le lucine colorate mettevano il buon umore, decoravano le vetrine, così come i festoni appesi ai tetti in legno dei tipici locali bavaresi. All’interno di uno di essi, due fratelli italiani stavano gustando una weißbier. Le gocce scivolavano lungo il grosso boccale da un litro, finendo la loro corsa contro l’enorme indice di Enea. L’uomo afferrò con maestria il suo bicchiere, colpì quello del fratello, Primo, e disse: «Prost!»

«Prosit!» Rispose Primo con ilarità.

I fratelli Maroni ordinarono un secondo giro. L’attesa non era delle più brevi. Primo si guardava intorno divertito: «Non credevo che i tedeschi si sapessero divertire.»

«Chiunque sa divertirsi, caro fratello. Chi non lo fa, be’ vuol dire che non vuole lasciarsi andare.»

«Sempre a puntare il dito, fratello.» Rispose secco.

«Non punto nessun dito. Dico solo il vero. Tu piuttosto, dì la verità, ti sei pentito di essere venuto?»

«Non ancora. Conoscendoti me ne pentirò presto, già lo so. Tuttavia mi stai sorprendendo.»

«Cosa vorresti dire?»

«Non hai ancora discusso con nessuno.» Rispose Primo, disegnando un sorriso sarcastico in volto.

«Togliti quel sorriso, idiota.»

La cameriera poggiò sul tavolo le due birre dalla schiuma strabordante.

I due fratelli non ebbero il tempo di afferrare le bevande color arancio. Le luci della sala si spensero; solo qualche piccolo lumino appeso alle pareti rimase acceso. Il gran chiasso mutò rapidamente in bisbiglio, alcuni beoni urlavano qualcosa che risultò incomprensibile alle orecchie italiane. In lontananza si udirono dei passi, sembravano dei saltelli a giudicare dalla loro cadenza, accompagnati dal suono di sonagli. Il suono diventava sempre più forte, i saltelli più frenetici, sporadiche urla mostruose.

Due paia di corna verso l’alto spuntarono dall’ombra, Primo sobbalzò sulla panca, Enea sorrideva divertito. Un’abominevole testa seguì le corna: un terzo paio di tortuose protuberanze scendeva lungo il viso peloso e grigio, denti acuminati e lingua di fuori. La creatura continuò a saltare sugli zoccoli muovendo la sua folta peluria grigia, alla vita un paio di grandi sonagli. Poco dopo ne spuntarono altre, di creature simili, e infine un uomo: lunga e folta barba bianca, mitra rossa con una croce d’orata intarsiata da pietre rosse, veste bianca fino ai piedi, piviale rosso ricamato in oro e pastorale in mano.

Primo guardò il fratello, che gli fece un cenno rassicurante con la mano.

Tornò la luce, i mostri continuavano a saltellare tra un tavolo e l’altro mentre il vescovo distribuiva dolciumi ai presenti.

«Oggi è il 5 Dicembre, Primo. Quello è San Nicola, o Nikolaus, come viene chiamato qui.»

«Che stravaganti questi tedeschi. E i mostri?»

«L’equivalente del nostro uomo nero.»

«L’uomo nero? E cosa c’entra?»

«Ma allora fanno veramente bene a raccontare le barzellette su voi carabinieri, non sai un’accidente.» Disse Enea scoppiando in una delle sue grosse risate.

«Non iniziare con le tue solite, vecchie, stupide battute. Fanno ridere solo te.»

«Va bene, la smetto. Permalosone.»

«Ha parlato, il ciccione.»

«Come ti permetti? Ho le ossa grosse.»

«Solo tu in famiglia?»

Enea alzò il dito medio e disse: «Bene, non ti racconto nulla allora, resta nella tua ignoranza.»

«Permaloso e superbo. Sarà sicuramente una delle tue assurde storie.»

«Questa è una vecchissima tradizione, testardo di un maresciallo. Non una storiella qualunque. I Krampus sono dei demoni che si aggirano per le strade alla ricerca dei “bambini cattivi”. Da queste parti, ma anche in alcune zone del nord Italia, i bambini vengono minacciati di essere dati alle grinfie dei krampus se non si comportano bene. Dove la tradizione dei krampus è ancora molto sentita, gli uomini non solo si travestono da demoni, ma diventano molto molesti, rincorrono la gente e a volte la colpiscono pure. Questo avviene la sera del 5 Dicembre, finché non scompaiono nelle tenebre per riapparire il giorno seguente mentre trainano San Nicola su un carro.»

«Perché proprio questo santo?»

«Leggenda narra che, nei periodi di carestia, i giovani dei piccoli paesi di montagna si travestissero usando delle pellicce. Irriconoscibili, andavano in giro a terrorizzare gli abitanti dei villaggi vicini, derubandoli. Dopo un po’ di tempo, i giovani si accorsero della presenza di un demone, che approfittando del suo volto diabolico si era inserito nel gruppo rimanendo riconoscibile solo grazie alle zampe a forma di zoccolo di capra. Venne dunque chiamato il vescovo Nicola, per esorcizzare l’inquietante presenza. Sconfitto il demone, tutti gli anni i giovani, nel giorno della vigilia di San Nicola, travestiti da mostri diabolici, sfilavano lungo le strade dei paesi, non più a depredare ma a punire i “bambini cattivi”, accompagnati dalla figura del vescovo che aveva sconfitto il demone.»

«Davvero molto interessante.»

Un krampus si avvicinò al tavolo dei fratelli Maroni: Primo lo guardava ilare, Enea, stranamente, era corrucciato; fece cenno alla cameriera, si fece portare il conto. Una volta pagato tracannò quasi d’un sorso la birra. Arcigno osservò il ballo degli uomini in maschera, li seguì con lo sguardo lungo tutto il locale fino all’uscita, si voltò verso il fratello e gli fece cenno di sbrigarsi mentre indossava il pesante cappotto. Primo si versò metà birra addosso per la fretta, poi seguì con passi rapidi Enea.

«Oh! Ma che ti è preso?» Chiese Primo afferrando il braccio di Enea da dietro.

«L’Interstellar ha segnalato una minaccia.»

«Ma non dovevamo rilassarci?»

«Un antiquario non conosce pause, te l’ho spiegato mille volte, Primo.»

«E se l’orologio si sbagliasse?»

Enea si fermò di botto in mezzo alla folla, puntò il dito dritto in mezzo agli occhi del fratello: «Innanzitutto non è un orologio. L’Interstellar è un dispositivo di ultimissima generazione, sviluppato da civiltà con una tecnologia ben più all’avanguardia della nostra. Non può sbagliare. Uno dei suoi componenti è costituito dalla stessa materia dei cubi neri, quindi, se vicini, reagisce, attivando una vibrazione.»

«E il tuo orologio ha deciso di vibrare proprio durante la nostra vacanza.»

«Ha la forma di un orologio, per semplice comodità e comfort, ma non è un orologio. Ficcatelo in testa.»

«Comodità e comfort, sembri uno di quei venditori sulle TV private.»

«Uno dei krampus deve essere reale.» Lo ignorò Enea.

«E come lo scoviamo? Erano una decina.»

«Seguiamoli, per iniziare.» Disse Enea riprendendo a camminare.

I due fratelli si tenevano a debita distanza. Lasciarono il gruppo folkloristico entrare nell’ennesimo locale attendendo pazientemente la loro uscita.

Serie: Il Krampus


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Sci-Fi

Discussioni

  1. Bello!! mi piace come unisci tradizione e fantascienza.
    La descrizione dei Krampus poi è davvero ben fatta, sembra proprio di vederli: come sono agghindati, come si muovono, davvero un’immagine vivida.
    E personalmente apprezzo tanto anche quelle spruzzate di sarcasmo nelle battute che si scambiano Primo ed Enea!

  2. Anche in questa circostanza hai fatto un bel lavoro di ricerca.
    Mi sembra che anche qui utilizzi un registro minimalista e lo sai fare veramente molto bene.
    Anche in questo caso l’episodio è organizzato come una short fiction e non mi dispiace.
    Sono curioso di vedere come evolve la storia.

  3. Ciao Eliseo. Ero curioso di leggere questi tuoi ultimi librick pubblicati proprio per i soggetti coinvolti: i Krampus. Mesi fa mi sono ritrovato ad approfondire la leggenda legata a queste “dolci” creature per partecipare a un progetto letterario, ma poi la mancanza di tempo mi ha fregato. 🙂 Mi sono trovato anche a seguire parte delle manifestazioni che si svolgono a Cividale del Friuli o Tarvisiano.
    Bello l’inizio, buone le parti in cui spieghi parte del folckore. Proseguo subito! 🙂

  4. Un inizio interessante e intrigante, di urban fantasy legato al folklore. L’accenno all’interstellar e all’identità sconosciuta dei protagonisti stimola molto il lettore a proseguire la lettura.
    Se posso permettermi un’opinione personale, a volte la tua grande competenza nelle materie che tratti ti porta ad essere un po’ didascalico, rallentando il ritmo del racconto.