
Maschera nera. Cuore nero
Serie: Helena Everblue
- Episodio 1: Il disagio numero uno
- Episodio 2: La nave del capitano Acabh
- Episodio 3: Nani scaltri e misteriose femmine
- Episodio 4: Il pesce leggendario
- Episodio 5: La dama nera
- Episodio 6: Jonathan Bull, il salvatore del mondo
- Episodio 7: Legami indissolubili
- Episodio 8: New Mondo
- Episodio 9: Sangue nobile
- Episodio 10: Vendetta e Amore
- Episodio 1: Amore e vendetta
- Episodio 2: La fanciulla nella fotografia
- Episodio 3: La fanciulla senza nome
- Episodio 4: Maschera nera. Cuore nero
- Episodio 5: Pesci leggendari per clienti spocchiosi
- Episodio 6: Ombra difettosa
- Episodio 7: Un uomo buono
- Episodio 8: Il boss, il vecchio, e l’ingannevole toro
- Episodio 9: Pietà per gli ultimi
- Episodio 10: Uomini e Ombre
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Quando Helena scese la scala marmorea accanto al padre, l’orchestra smise di suonare. La sala da ballo accoglieva non più di un centinaio di persone. Erano i rappresentanti dell’ aristocrazia; Helena li conosceva praticamente tutti, se non di nome almeno di vista. I volti pieni e le pance prominenti trattenute a stento da severi gilet. Non le sfuggirono le espressioni storte sui volti delle donne costrette in abiti che mettevano in risalto il decoltè, il ribrezzo che provavano davanti all’abominio di una bambina che stava per giurare amore eterno all’uomo che l’aveva messa al mondo. Amore carnale, di sesso e umori.
«Benvoluti aristicratici» annunciò il re con studiata enfasi. «In questo giorno lieto, mi presento a voi per annunciare il mio fidanzamento con la signorina Helena di casa Everblue».
Si levarono mormorii un po’ ovunque, spezzati da un colpo di tosse.
«Perchè il frutto del seme e del ventre diventi il salvatore, erede puro del Sangue Nobile. Contro l’ oscurità!».
Silenzio. Imbarazzo. Un debole battito di mani solitario. Un violinista accarezzò il suo strumento; il battito solitario divenne un boato, e l’intera orchestra riprese a suonare.
Helena avrebbe voluto stringere le mani fino a che le unghie non le fossero penetrate nei palmi. Forse il sangue l’avrebbe strappata a quell’incubo assurdo. Ma le sue dita erano intrecciate in quelle di Hector, legate in una danza che era una tortura per le orecchie. Note ammalianti e perfette in un momento tremendo.
«Solleva il viso, Helena!» le ordinò il re. «Ci stanno guardando tutti». La fece roteare con disinvoltura, nonostante l’età avanzata.
Helena ubbidì, spalancò il cobalto dei suoi occhi e inventò un sorriso. Le lacrime scendevano copiose, ma potevano anche essere di gioia.
Hector Everblue le lasciò le mani. L’orchestra tacque.
«Non voglio ingannarvi, benvoluti aristocratici.» Mentre ascoltava le parole di Hector, Helena si graffiò i palmi, finalmente poteva farlo. «Al solo pensiero di giacere con la mia adorata figlia, la mia anima urla! Può un padre desiderare questo?».
Nessuno ebbe l’ardire di ribattere; annuirono mestamente.
«L’oscurità avanza e, mi dispiace ammetterlo, io non sono più giovane. Anzi, sono vecchio!» Una risatina, soffocata da un coro d’indifferenza. «Il tempo stringe e il popolo DEVE avere un nuovo sovrano di sangue puro. Non c’è altro da fare».
Helena si sentiva già abbastanza sconvolta senza che arrivasse la famosa goccia che fa traboccare il vaso:
«Annuncio qui e ora che io e mia figlia ci fidanzeremo ufficialmente tra esattamente sette giorni da oggi, nella cattedrale centrale».
Si sentì mancare. I palmi sanguinarono. «Ti prego, papà…» Nessuno la udì.
«A tal proposito,» proseguì il sovrano. «voglio presentarvi colei che testimonierà la nostra unione davanti al Creatore! Vieni avanti, Jade, fedele servitrice!».
La piccola folla si scansò al passaggio felino della splendida dama nera.
«Ascoltatemi tutti, se questa donna non mi avesse fatto aprire gli occhi riguardo all’importanza del mio compito, noi oggi non avremmo più speranza. Ero cieco. Se adesso riesco a vedere chiaramente qual è il mio compito, lo devo soprattutto a lei».
Helena si portò le mani alla fronte, convinta di avere la febbre. Scottava, ma era il calore del sangue. Non riusciva a credere che fosse stata Jade ad avere quell’orribile idea. I pensieri pesanti la stavano fiaccando, l’emicrania colpiva le sue tempie senza riposo; prima di abbandonarsi, incontrò lo sguardo di un donnone enorme che si era fatto largo sgomitando tra gli invitati. Non seppe spiegarsi il motivo, ma quegli occhi, minuscoli e vuoti come quelli di un rapace, le trasmisero un profondo senso di disagio. Avrebbe rincontrato quello sguardo solo un’altra volta durante la sua vita: davanti a un banco di merluzzi nel quartiere portuale di un buco putrido chiamato Newcity.
***
“Voglio divertirmi un po’ con te, così come un maschio si diverte con una femmina,” questo pensava l’uomo con la maschera nera quando la notte allungava le sue braccia a nascondere il sole; poco importava che quella femmina non fosse che una bambina. Lui la considerava una sua proprietà; se l’era guadagnata con sudore e sangue. Aveva pagato il prezzo purpureo, quindi poche storie: era sua.
Mentre si destava da una di quelle notti cariche di pensieri, prese una decisione. La catapecchia che si era scelto come rifugio puzzava di letame, e la maschera non faceva che enfatizzarne l’effetto.
«Povera Lhara, quella corda deve darti molto fastidio. Se fai la brava la allento un pochetto. Va bene?».
Dalla stanza accanto a quella in cui si trovava, non giunse bisbiglio. Si domandò se la bambina stesse ancora dormendo. Dopo una grattata alla base del collo, si sollevò dal pagliericcio di fortuna e, con un gesto rapido delle tozze mani, si tolse la maschera.
«Sei una brava bambina, giusto Lhara? Le brave bambine si comportano bene con gli adulti».
L’uomo senza maschera rimase in attesa di una risposta che non arrivò. La questione era semplice: se la fanciulla avesse riso del suo aspetto, l’avrebbe ammazzata. L’avrebbe spedita a far compagnia ai suoi genitori. Quanto si erano dimenati mentre li sgozzava!
Quel macabro ricordo accese lo sberleffo di un mezzo sorriso che i lineamenti ruvidi del suo volto resero simile a una smorfia.
«Sei una bambina fortunata.» Si sfiorò la patta dei pantaloni.
Quando entrò nella stanzetta che era la prigione di Lhara, non trovò risa di scherno. Trovò il silenzio e una corda tra la polvere. Simile a un serpente immobile. La piccola prigioniera era fuggita.
***
Indossata nuovamente la maschera, si catapultò all’ aperto, ansimando. Gli pareva che il cuore volesse esplodergli nel petto; si costrinse a trovare una sorta di calma, inspirò ed espirò. Doveva riflettere: dove avrebbe potuto essere andata a nascondersi? Giunse a una sola conclusione che, per quanto assurda, gli parve la più verosimile.
Il colpevole torna sempre sul luogo del delitto e lui era il re dei colpevoli. Prese a spostarsi di ombra in ombra per le vie secondarie della città alta di Newcity. Era egli stesso un’ombra; nonostante la mole non indifferente, riusciva a rendersi quasi invisibile. Giunto in periferia, si appostò a una decina di metri dalla casupola meno appariscente della zona. L’ingresso era presidiato da un paio di uomini in uniforme. Controllori dell’ordine: brutta gente. Digrignò i denti come fosse una bestia feroce, e come tale sbuffò.
«Vengo a prenderti, piccola Lhara» bisbigliò. «Vengo a prenderti e ti sculaccio forte forte, che sei stata molto cattiva».
Si avvicinò e, quatto quatto, allungò le braccia a lambire il collo di uno dei due controllori; era pronto a serrare le mani e stringere, fino a stroncare il respiro.
«Ma che diavolo sta succedendo?».
L’uomo con la maschera nera si ritrasse, tornando nelle ombre da dove era sbucato. Gli sembrava che il più grosso dei due bellimbusti in uniforme lo stesse guardando direttamente negli occhi.
“Non può vedermi. Nessuno può vedere un’ombra tra le ombre.”
Tuttavia sembrava che il controllore potesse farlo, magari non chiaramente ma…
«Qualcosa non va?» Il secondo controllore rivolse un’occhiata interrogativa al collega.
«Ricordi quella strana segnalazione?».
«L’omone con una maschera nera sporca di sangue?»
«Sì, proprio quella».
«Certo che la ricordo! Chi se lo dimentica quel nano! Ovviamente non ho mai creduto alle sue parole. Dove vuoi andare a parare?».
«Forse diceva la verità».
«Mai conosciuto un nano sincero».
«Si può sapere quanti nani hai conosciuto nella tua vita?».
«Uno in più dei giganti».
Il surreale scambio di battute tra i controllori finì per intrappolare l’uomo con la maschera in uno stato di incredulo stupore; lui un nano lo conosceva, ma era assai improbabile che si trattasse della stessa persona. Invece di darsela a gambe, come la situazione avrebbe richiesto, si limitò a spalancare la bocca come uno stoccafisso; la sua espressione ebete non cambiò finché un pugno grande come una locomotiva non lo fece sprofondare nell’ oscurità.
***
Riemerse dal vuoto convinto di trovare il metallo e i mattoni di un’angusta cella. Sarebbe stata la prima volta che veniva acciuffato e probabilmente anche l’ultima: presto un cappio lo avrebbe sollevato, nel senso più letterale del termine. Eppure i suoi occhi non si aprirono sul grigiore di una prigione, ma in una sorta di magazzino pieno zeppo di cianfrusaglie. Un omuncolo non più alto di un bambino lo osservava con minuscoli occhi neri.
L’uomo con la maschera sollevò una mano per sfiorare il ricordo lasciatogli dal pugno: al posto della maschera trovò un occhio pesto: pulsava feroce.
«Capo io non capisco, i controllori mi hanno preso, non dovrei essere qui».
«Loro sono miei amici» disse il piccolo uomo. «Lo sono eccome; proprio come te. Dimmi piuttosto, che è successo? Dovevi solo prelevare una bambina e portarmela».
«Lei è fuggita!» ribatté il senza maschera. «Non so come ma…».
«Lhara.» Il piccolo uomo scandì ogni singola lettera con enfasi. «In questo momento avrebbe dovuto essere qui, e invece chissà dove si trova. Non è che le hai mostrato la tua faccia?!».
Alle orecchie del senza maschera giunsero sinistri scricchiolii. Le ombre si addensarono: gli amici del capo, i veri amici, attendevano l’ordine di morte. La sua morte.
«Mi hai deluso, ragazzo» sibilò il nano. «Ti auguro che la tua prossima vita possa essere migliore di questa».
L’uomo senza maschera serrò le palpebre, sperando che i veri amici del capo non gli facessero troppo male.
«Cho! Dove ti sei cacciato?» Una nuova voce si intromise a sconvolgere il fato. Un omaccione avanzava tra il ciarpame del magazzino, stringendo la mano di una fanciulla pelle e ossa.
Il nano si esibì in un inchino. «Oh, signol Hugo! Qual buon vento?».
«Vedi questa ragazzina? Il suo nome è Lhara, e da oggi lavorerà per me».
Il nano provò ad accarezzarle una guancia, ma questa si ritrasse. «Benvenuta Lhala! Città Bassa essele bel posto pel bambine come te».
Nascosto nuovamente tra le ombre, l’uomo senza maschera si stava tappando la bocca con le mani nel disperato tentativo di trattenere una grassa risata.
Serie: Helena Everblue
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- Episodio 6: Ombra difettosa
- Episodio 7: Un uomo buono
- Episodio 8: Il boss, il vecchio, e l’ingannevole toro
- Episodio 9: Pietà per gli ultimi
- Episodio 10: Uomini e Ombre
“Nascosto nuovamente tra le ombre, l’uomo senza maschera si stava tappando la bocca con le mani nel disperato tentativo di trattenere una grassa risata.”
Come cliffanger per il prossimo episodio direi che ha funzionato 😃
Ciao, Tiziano. E, come ti dico spesso, grazie per il supporto.
“«Mai conosciuto un nano sincero.»”
Mi ha fatto ridere 😂
“La piccola prigioniera era fuggita.”
Fiuuu…ok, comincia bene 😃
Ok. Stavolta il colpo di scena forse batte tutti i precedenti
“«Si può sapere quanti nani hai conosciuto nella tua vita?»«Uno in più dei giganti.»”
Ineccepibile
“Il colpevole torna sempre sul luogo del delitto e lui era il re dei colpevoli.”
😂 Non so perché, mi ha fatto ridere (in senso buono). Ha un buon suono.
Ciao Giovanni, ogni tanto le frasi ad effetto le metto pure io.😂
Ciao Dario. Un secondo episodio ricco di scene solo all’apparenza insignificanti, ma che rispondono bene ad alcuni passaggi “passati”. Il linguaggio usato è ciò che apprezzo sempre nei tuoi scritti, uno stile che ti identifica, ti contraddistingue. Persone malate e follia, che in questo librick non mancano, fanno il resto! Grande! 😊
Amico, non ci siamo mai visti dal vivo ma mi permetto di chiamarti così.😊
Per me, lo ripeto per l’ennesima volta, possedere uno stile riconoscibile è molto importante. Anzi, è forse la più importante delle cose. Poi c’è la prosa, la storia, la capacità di stupire il lettore, e molto altro. Grazie per esserci, amico.🙂
“Nessuno può vedere un’ombra tra le ombre”
Questo passaggio mi è piaciuto!
“La questione era semplice: se la fanciulla avesse riso del suo aspetto, l’avrebbe ammazzata. L’avrebbe spedita a far compagnia ai suoi genitori. Quanto si erano dimenati mentre li sgozzava! “
Tanto potente quanto brutale!
““Voglio divertirmi un po’ con te, così come un maschio si diverte con una femmina,” questo pensava l’uomo con la maschera nera quando la notte allungava le sue braccia a nascondere il sole; “
Già l’incipit è bello serio!
Ciao Dario, questa seconda stagione si prospetta piena di risposte (per quanto riguarda i misteri legati alla “maledizione” di New City e a Helena, dall’altro ci saranno di certo nuovi interrogativi come solo tu sai fare… Sono belli questi passi indietro, utili per mettere tutte le tessere del puzzle al loro posto. Ah, ovviamente mi è piaciuto molto questo episodio, oscuro come tuo solito, ma questo lo sai già 😁😁!
Ciao Antonino, hai proprio ragione, in questa seconda stagione svelerò i misteri di Newcity e nella terza…chissà! 😊😉
Ciao Dario, questo episodio profuma completamente di nuovo. Mi piace l’introduzione di questo nuovo personaggio e il legame con Cho (assolutamente d’accordo con Alessandro, doppiogiochista nato). A quanto pare anche Lhara ci riserverà diverse sorprese 😉
Ciao Micol, l’uomo con la maschera nera non è proprio un personaggio nuovo…hihihihi.😅
Per quanto riguarda Cho, ti dico soltanto che è un mercante e ha in ballo un grosso affare. 😉
Ricordavo il personaggio, ma se la mia memoria non mi inganna in questo episodio hai curato particolarmente la sua caratterizzazione
Quando ho letto nano h pensato a Cha ma speravo di sbagliarmi, quel maledetto doppiogiochista muso giallo, mi piaceva la sua ironia.
Bravo Dario bel twist narrativo, in questo brano metti in evidenza anche le tue capacità di inventore di storie oltre che a quelle di scrittore.
Alessandro, Cho è un personaggio chiave. A lui interessano solo i Gialli (non nel senso di cinesi, ma la moneta di Newcity!) Grazie per aver letto.
Solo adesso ho capito che sto leggendo una seconda stagione… cavolo, spero di trovare il tempo per leggere la prima perché se è bella come questa ne varrà la pena.
Carissimo Ivan, per assurdo potresti anche leggere questa stagione prima dell’altra, ma ti bruceresti i misteri che ho preparato. Diciamo che la seconda stagione risponde a buona parte delle domande che ho messo in essere durante la prima.