B100, anno Domini 2051

Serie: Futurguerra aerea


Era tutto okay, a bordo. Douglas era contento.

La cloche era un po’ pesante e doveva tener conto di una marea di spie. L’abitacolo poteva sembrare un albero di Natale quando il B100 era in battaglia.

La partenza da Bandar Abbas era stata turbolenta, perché ogni tanto gli iraniani tiravano missili di qualunque tipo. C’era sempre il rischio che la pista fosse rovinata da qualche esplosione.

Al momento, Douglas era a quattromila metri d’altezza, procedeva a due Mach e amava Anna Frida. Per ricordarglielo, oltre all’altimetro e il rilevatore di velocità, c’era la foto di lei.

Aveva conosciuto Anna in un bar di Doha. Era una cooperante di una ONG che si occupava di profughi. Ma Douglas aveva subodorato che fosse una spia. In quanto colonnello, si era rivolto all’MI6 e Anna era stata controllata. Era okay, non era una spia del VEVAK.

Aveva un nome strano, evocava il venerdì.

Non che Douglas fosse appassionato di giochi di parole, ma “Anna” in persiano vuole dire venerdì. Frida evoca Friday e, strano, si erano incontrati un venerdì.

Douglas non sapeva se se n’era innamorato, ma forse poteva darsi. Lui era un colonnello della Royal Air Force in un teatro operativo e non voleva impegnarsi troppo, ma la foto l’aveva portata a bordo con sé lo stesso.

La missione del momento consisteva nel bombardare Shiraz.

A Douglas non interessava cosa ci fosse in quella città. Forse vestigia dell’impero fagocitato da Alessandro il Macedone, oppure tombe di qualche personalità importante dell’Islam. Neanche se c’erano basi militari o industrie belliche. Il fatto era che la linea del fronte era poco discosta da Shiraz e la città andava colpita. C’erano domande? Douglas non voleva fare obiezioni al generale.

I turbo fan davano un’ottima spinta. Il postbruciatore incrementava di molto più del normale la potenza.

«Colonnello, presenza nemica.»

«Dimmi pure, Colin.»

«A sessanta chilometri, ore nove, stanno arrivando dei MiG X.»

«Mitraglieri all’erta» chiamò Douglas

«Agli ordini» fu la risposta in coro.

L’intero B100 fu percorso da una scossa elettrica. Da Douglas all’ultimo dei mitraglieri, passando da Colin il copilota e i motoristi, chiunque sapeva che la battaglia era imminente.

I sessanta chilometri furono divorati dai MiG X iraniani.

Douglas li vide schizzare a dieci chilometri di distanza a ore dodici. Erano rivestiti dalla pittura mimetica come se fossero russi, avevano il tricolore sulla pinna di coda e pure delle scritte in alfabeto arabico.

«Colonnello, tornati alla base sentirà Anna Frida?»

«Credo. Muoversi con le FF22.»

I mitraglieri orientarono le mitragliatrici e, dopo un momento di stasi che sembrava preannunciare chissà quale tragedia, iniziarono a crepitare.

L’abitacolo era pressurizzato, ma gli schiocchi delle pallottole si sentirono vividi e tangibili come se fossero noci spaccate da una scimmia.

I mitraglieri stavano divertendosi. Per loro era come stare al tiro a segno del luna park.

«Sa, colonnello, secondo me porta sfortuna.»

«Chi, Colin?»

«Anna Frida.»

Douglas ridacchiò. «E perché? MiG X a ore tre, mitraglieri.»

I mitraglieri di destra bofonchiarono. Disapprovavano.

A quel punto, i MiG X spararono degli aria-aria.

Douglas sentì le spie accendersi. Una gialla, una blu, una rossa. Così, in sequenza. Proprio un albero di Natale.

Gli bastò spostare una leva e cabrare.

Gli aria-aria non fecero nulla, ma i MiG X circondavano quel B100 come se fosse un bufalo ferito e soprattutto lontano dal branco. Il resto della formazione era ormai distante.

«Sfortuna, dici? Muoviamoci con i Satan 37 e i Lucifer.»

Il tenente addetto all’armamento pesante annuì. Finora era rimasto immoto, era sembrato una statua. A bordo, c’era assoluta fiducia verso l’operato di Douglas e dei mitraglieri. Solo, le FF22 non bastavano. Serviva altro. «Con piacere, colonnello.»

«Perché sfortuna?»

«Evoca il giorno venerdì. Gesù fu ucciso il venerdì.»

«Non l’ho conosciuta un venerdì tredici.»

«Ci sarebbe mancato, colonnello.»

Il tenente attivò i Satan 37 e i Lucifer. Gli bastò manovrare con il tasto touch screen e indicare i MiG X più vicini e più minacciosi. Premette sul tasto di avvio e si diffuse un ronzio che sembrava quello di un montacarichi.

Il B100 sparò con delle scintille i Satan 37 e i Lucifer.

Douglas non poté vedere attraverso il vetro, ma con il radar di rilevazione che aveva in comune con Colin. Quattro MiG X erano troppo audaci e di questi, tre scomparvero, non emisero più segnale. «Perché sfortuna? Non hai visto?»

«Ne rimane un quarto.»

«Sembra che tu sia scontento» ridacchiò di nuovo. Poi fece una carezza alla foto di Anna Frida.

«No…»

«Dai, tenente. Abbattili tutti» esortò.

A bordo c’era un’atmosfera serena. Ognuno faceva il proprio lavoro, ma non c’era l’idea che stessero per morire tutti.

«Agli ordini.»

«Su, Colin. Questo è il Ventunesimo secolo. Un tempo c’era l’idea che se una donna saliva su una nave, portava sfortuna. Questo è un aereo di Sua Maestà e quelle idee sono superate.»

«Sì, colonnello.»

«Senza contare che c’è solo la foto. Anna non è presente.»

«Sì, è vero.»

«Che poi, io mi cerco la ragazza che voglio. Non chiedo il parere al copilota.»

«Ha ragione in tutto e per tutto, ma…»

Il tenente dell’armamento pesante imprecò.

«Cosa succede?» Era un Douglas incuriosito.

«Il tiro di missili è stato interrotto. Credo ci sia un errore nel software.»

«Ma non è possibile!»

«Spiacente.» Si comportò come se ora tutto sarebbe scorso liscio, senza problemi.

Fu il turno di Douglas di imprecare. Stavano arrivando molti altri MiG X, proprio come se attirati proprio da un bufalo ferito. «Non porta sfortuna. Ci ritiriamo. Direzione uno-otto-zero.»

«Agli ordini» ribatté Colin.

La virata fu ampia, data la stazza del B100.

I MiG X lanciarono i loro aria-aria.

Douglas tenne stretta la cloche e si rese conto che, adesso, erano lontani dal resto della formazione. Gli venne in mente che loro erano stati un’esca, un aereo da sacrificare per permettere che gli altri venti B100 bombardassero Shiraz.

Non c’entrava nulla Anna Frida.

Ma Douglas voleva vivere, voleva rivedere Anna. Atterrò mezz’ora dopo a Bandar Abbas con metà dei mitraglieri e dei motoristi oltre che il tenente dell’armamento pesante morti. Ma scosse la testa mentre i fischi dell’abitacolo infranto diminuivano. «Anna non porta sfortuna. È stato solo un caso.»

Colin mostrò il pollice alzato e in quel momento spirò.

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Discussioni

  1. Mi è piaciuto molto la descrizione della battaglia aerea, ma soprattutto il fatto che sfati quei luoghi comuni e retrogradi sulle donne mettendo il punto sul fatto che loro erano un’esca.
    Mi sarebbe piaciuto qualche descrizione in più su come è perito metà dell’equipaggio.
    Ad ogni modo, secondo me, è proprio un buon inizio.

  2. Ti sei destreggiato bene tra le traiettorie di questi aerei da combattimento… hai ben coniugato l’intensità dell’azione e la tensione con il tono disteso mostrato nei dialoghi, amichevole direi, alternando sentimenti come amarezza e speranza… Ma secondo me, Anna un po’ di sfiga l’ha portata?, va beh, perdona la mia battuta e alla prossima!

    1. Grazie! Ma no, non mi ha portato “sfiga”… Questi commenti sono sempre bene accetti.
      Sono contento al leggere le tue parole. Vuole dire che leggere Tom Clancy mi è servito a qualcosa.

    1. Durante la seconda guerra mondiale in URSS fu costituito il 588º Reggimento Bombardamento Notturno ed era interamente formato da donne (alcune di loro erano ebree russe).
      Alcuni ufficiali della Luftwaffe (l’aviazione militare tedesca) soprannominarono quest’unità “Streghe della Notte causa la loro particolare bravura.
      Riuscirono a condurre, con ottimi risultati, 23000 azioni facendo, in alcuni casi, degli strike clamorosi ed eccezionali.
      Furono tutte decorate come eroine dell’ Unione Sovietica.