
EUGENIO
Serie: Al di là di Nwerenkwarụ
- Episodio 1: CAGNA PETUNIA (Giuditta terza parte)
- Episodio 2: LE SORELLE PARSEGHIAN
- Episodio 3: MI AVVALGO DELLA FACOLTA’ DI NON PARLARE (parte seconda)
- Episodio 4: LUI BUSSO’ CENT’ANNI ANCORA ALLA SUA PORTA (Giuditta quarta parte)
- Episodio 5: IL CERCHIO SI CHIUDE – Fine FORZATA di questa serie. Ma segue l’importane epilogo esegetico.
- Episodio 6: COLLABORATRICI DOMESTICHE, DEPRESSIONE E SENSI DI COLPA (parte 1/3)
- Episodio 7: SERAFIMA E IL POSTINO NERO (Il postino nero, uno)
- Episodio 8: COLLABORATRICI DOMESTICHE, DEPRESSIONE E SENSI DI COLPA (parte 2/3)
- Episodio 9: CUERPO DE MUJER (Il postino nero due)
- Episodio 10: COLLABORATRICI DOMESTICHE, DEPRESSIONE E SENSI DI COLPA (parte 3/3)
- Episodio 1: MARYOKU NIARE’ (Il postino nero tre)
- Episodio 2: PRESENTAZIONE
- Episodio 3: LA “STRANIERA” ITALIANA E LA NUOVA “STRANIERA STRANIERA”
- Episodio 4: IL GIOVANE PAWEL ULJABAYEV (Il postino nero quattro)
- Episodio 5: NONNA GEMMA
- Episodio 6: LE CHIAVI DI SERAFIMA
- Episodio 7: LA CARROZZA MAGICA PER PESHAWAR (Ghaydaa parte prima)
- Episodio 8: UN CORRIDOIO, PAOLO FRANCESCA E DAGA
- Episodio 9: SERAFIMA CON AZZURRA
- Episodio 10: IL GIORNO DI MANSUL (Ghaydaa parte seconda)
- Episodio 1: L’INCIDENTE
- Episodio 2: EUGENIO
- Episodio 3: IL GIORNO DI ASMA MOHSIM (Ghaydaa parte terza)
- Episodio 4: ISABELLA IN RAPPORTO CON IL SUO CORPO DIVERSO (prima parte)
- Episodio 5: LA MACCHIA NERA (Giuditta prima parte)
- Episodio 6: NASREEN SHARIFI (Ghaydaa parte quarta)
- Episodio 7: ISABELLA IN RAPPORTO CON IL SUO CORPO DIVERSO (seconda parte)
- Episodio 8: ODORE DI SUDORE E PROFUMO DI FIOR D’ARANCIO (Giuditta seconda parte)
- Episodio 9: GHAYDAA E LA TERZA VITA (Ghaydaa parte quinta)
- Episodio 10: MI AVVALGO DELLA FACOLTA’ DI NON PARLARE (parte prima)
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
Isabella in realtà non lo sapeva ancora. Non lo sapeva ancora neanche Lukiana, non lo sapeva Serafima e nemmeno Margherita, senza parlare della piccolissima sproporzionata sorella di Margherita sul comò. Ma soprattutto non lo sapeva Achille, semplificazione obbligata di un impronunciabile Akara Aka Akpabio Igbinedion, che non abbiamo ancora trovato, ma che sarebbe a sua insaputa involontario artefice ispiratore e collante di tutta la vicenda al di là di Nwerenkwarụ. O forse proprio lui era l’unico che già qualche cosa sapeva e nessuno se ne era ancora accorto.
Il fatto è che concentrati sui personaggi principali rischiavamo di non occuparci di Eugenio.
Eugenio aveva fatto la sua comparsa proprio qualche settimana prima quando Isabella era ancora in Toscana.
Era il giorno prima di ferragosto. Con mamma ero andata in città a Firenze. Lei per trovare una amica io volevo uscire dal torpore del periodo di riposo vacanziero estivo. Non l’ho accompagnata dalla amica. Diciamo che le amiche di mamma non mi entusiasmano, e comunque non avevo voglia di immergermi in un pomeriggio di luoghi comuni e banalità. Dalla stazione avevo intenzione di andare per vie a caso. Avevo detto che cercavo un foulard, ma in realtà avevo voglia di dolci cinesi che una volta avevo assaggiato a Milano. Palle di sesamo o Moon Cake. I negozi erano aperti. Mi sembrava di ricordare un negozio etnico vicino alla stazione in via Zannoni. Sono sei minuti a piedi, metti che io ce ne metta il doppio. Scendo il sottopasso di piazza della stazione ed a metà scale un normale intruppo del piede destro fa sì che mi scaracollo, piroettando trattenuta al corrimano con la mano sinistra. Non sono caduta ma un po’ di rumore di contraccolpi l’ho prodotto. Col piede ma anche con la mano destra, che avevo infilato in tasca come al solito per impedirgli movimenti inconsulti che minassero appunto l’equilibrio sull’instabile percorso degli scalini. Era uscita come un elastico caricato a molla dalla tasca sbattendo rumorosamente contro il corrimano. Una fitta di dolore sul dorso del polso aveva anche modificato l’espressione del mio volto. Un tizio che mi aveva appena superata si blocca istintivamente e si rivolge verso la malcapitata. Per la verità, pensandoci dopo, in effetti quel tizio lo avevo già notato alla attesa del semaforo verde, forse veniva anche lui dalla stazione o da piazza di Santa Maria Novella, comunque è quasi certo ora che addirittura mi stesse seguendo. Ma la cosa è ininfluente per il risultato finale.
“La posso aiutare signora?”
Indispettita come tutte le volte che mi imbatto nell’odioso crocerossino di turno,
“Ggggghaaannn haaaa a!”
Lui si ferma ad osservarmi come se non avesse sentito la mia risposta apertamente irritata, e altrettanto francamente incomprensibile nel contenuto lessicale, e che avrebbe potuto indispettire chiunque e produrre una reazione altrettanto piccata del tipo ‘Ok. Mi scuso …Ma non si irriti, la mia era gentilezza e null’altro!!’
Invece dopo un lungo attimo in cui anche io rimango sorpresa, mi dice “Ma per caso ti chiami Isabella?”, “Isabella Dreshaj?”.
Un’altra grufolata con due occhi esageratamente spalancati, che schizzavano un misto di contrarietà e meraviglia ma anche sorpresa non dispiaciuta, accennando un ‘Sì’ con il capo. Ero ancora irritata e forse vagamente impaurita dallo sconosciuto sfrontato impiccione, ma anche incoscentemente piacevolmente curiosa.
“Io sono Eugenio. Eugenio figlio di Eleuteria”.
E chi può dimenticare una persona con un nome così inconsueto!
Era una donnona dal viso giovane e perfettamente rotondo in tema con l’arte toscana di Giotto. Pensandoci ora, di una bellezza travolgente come il suo prorompente fisico, arricchito anziché penalizzato dalle numerose libre. “Libre” in quanto la metà del suo sangue proveniva dal papà inglese.
Di Eugenio proprio non mi ricordavo anche se in verità il suo viso non mi sembrava del tutto nuovo. Narrandomi poi lui le sue vicende, un po’ mi sono ricostruita i frammenti di ricordi persi negli anni lontani.
A poco più di un anno di matrimonio, nella soffitta al numero 43 di via Ghiberti, con l’impettuoso sottofondo del Sieve in piena, era nato Eugenio, proprio alcuni mesi dopo la mia prima nascita. Una coppia quella dei suoi genitori decisamente felice ed unita. Ma proprio pochi giorni dopo che Eugenio aveva compiuto i quattro anni, la mamma era stata sorpresa in un inequivocabile scenario di tradimento, ed era stata immediatamente messa in atto la procedura di allontanamento con affidamento del figlio al padre. Il padre ed Eugenio erano poi andati a vivere in un’altra città e non più nel paese di nonna Gemma. Il padre muore dopo una lunga malattia quando Eugenio ha 32 anni. Da allora Eugenio è tornato a vivere con la mamma, anche lei malata con gravi problemi di cuore e comunque sola perché il tradimento era stato l’errore di una sola notte. Ma una notte intensa perché Eugenio ha una sorella frutto del tradimento, di appunto cinque anni in meno di lui, con una brillante carriera da ingegnere ricercatrice di materiali compositi all’estero.
Avevo giocato con Eugenio nei periodi estivi di vacanza dalla nonna, quando avevo tre o quattro anni, ma la mia memoria di bimba pre-incidente, non aveva fissato se non forse una vaga fisionomia persa negli anni. Lui ora mi ha detto che ci eravamo visti anche parecchi anni dopo l’incidente, sempre in toscana, in una fugace sua presenza estiva dalla sua mamma che ancora abitava in paese, ma io proprio anche di questo incontro non ricordo nulla al contrario di lui che invece mi ricordava perfettamente.
Sciolta e rasserenata ma eccitata, mi sono trovata nel giro di venti minuti o poco più seduta al tavolino di un bar, con un variopinto e gustoso gelato come quelli che piacciono a me, davanti fra le mani; cioè, fra una mano. Con l’agitazione che avevo in corpo il mio braccio destro si era allungato come un’asta di bandiera, la mano tutta ruotata all’esterno, il pollice diritto e le altre quattro dita chiuse ad uncino. Senza l’aiuto di Eugenio non avrei potuto in nessun modo contemporaneamente autonomamente tenere ferma la coppa e ravanarci dentro con il cucchiaino.
Senza che io lo favorissi ma neanche lo ostacolassi, aveva cominciato a parlare di se, dei suoi genitori e anche di me. Sapeva perfettamente che io grufolo ma non era un problema perché aveva tanta voglia di raccontarsi, ed io avevo solo da ascoltare.
Quando i miei gesti ad un certo punto hanno cominciato a dire in modo esplicito ‘Io..Devo..Andare!’ ‘Mamma mi aspetta in stazione’, “Nessun problema. Avviso io tua mamma. ti porto io al paese più tardi in auto”.
Sono tornata dopo cena pur non avendo cenato!
Non saprei dire come ha fatto ma io mi sono trovata con una assoluta naturalezza come su due ali anziché su una gamba sola, a casa sua. Prima in salotto, un salotto relativamente buio di casa vecchia, con mobili antichi ma con vivaci divani in pelle bianca lucida che riflettevano in tutto il locale il raggio di sole colorato filtrante dai vetri a colori vivaci, dalle cornici piombate della finestra. Poi in cucina per sorseggiare un Vermentino fresco, intensificando sempre più il flusso empatico dei nostri sguardi. E infine in camera da letto. Sua mamma non era a casa ma in una clinica per un trattamento cardiologico periodico.
E’ stato solo e puro sesso. Ognuno di noi due, per sue ragioni personali, non cercava altro. Ma è stata una soddisfazione intima immensa esaltata dalla sorprendente imprevedibilità della circostanza.
A differenza di me che non mi ricordavo di lui, Eugenio mi ricordava benissimo. E la ragione era semplice. La mia disabilità. La mia emiplegia, oltre alla mia mancanza di parola.
Quando mi ha rivista quella volta una decina di anni dopo l’incidente, ha provato per la prima volta una strana incontenibile eccitazione. Era in età di pubertà. Era stata la prima volta che si rendeva conto di questa particolarità che lo avrebbe accompagnato per gli anni a seguire.
Ha cominciato a parlarmene delicatamente mentre ancora eravamo appartati al bar, spiegandomi i suoi iniziali turbamenti per una emozionalità sessuale così strana, lungamente combattuta e repressa. Non so e non ho voluto sapere se ha avuto altre occasioni come quella che stavamo provando. Ma mi è sembrato assolutamente naturale lasciarlo giocare con la mia mano ratrappita e reggermi nel salire e scendere le scale dei sottopassi sapendo che proprio quello lo eccitava.
Già in passato avevo avuto un fugace contatto con un ragazzo che si era dichiarato attratto dalla mia disabilità. La cosa allora mi aveva tremendamente irritata. Avevo respinto con violenza le sue intenzioni, espresse con modi corretti e gentili, trattandolo in modo molto violento e cattivo.
Mi rendo conto della natura assolutamente tossica del rapporto con Eugenio, fondato su un semplice bisogno di sesso da parte mia ed eccitazione per i miei difetti fisici da parte sua. Ma sono strafelice di non aver dato spazio alla ragione questa volta e di essermi lasciata trasportare dalle emozioni e dalle sensazioni brutalmente fisiche. Eugenio ormai so che farà parte della mia vita, se pur in una posizione di nicchia.
Serie: Al di là di Nwerenkwarụ
- Episodio 1: L’INCIDENTE
- Episodio 2: EUGENIO
- Episodio 3: IL GIORNO DI ASMA MOHSIM (Ghaydaa parte terza)
- Episodio 4: ISABELLA IN RAPPORTO CON IL SUO CORPO DIVERSO (prima parte)
- Episodio 5: LA MACCHIA NERA (Giuditta prima parte)
- Episodio 6: NASREEN SHARIFI (Ghaydaa parte quarta)
- Episodio 7: ISABELLA IN RAPPORTO CON IL SUO CORPO DIVERSO (seconda parte)
- Episodio 8: ODORE DI SUDORE E PROFUMO DI FIOR D’ARANCIO (Giuditta seconda parte)
- Episodio 9: GHAYDAA E LA TERZA VITA (Ghaydaa parte quinta)
- Episodio 10: MI AVVALGO DELLA FACOLTA’ DI NON PARLARE (parte prima)
Molto interessante!